DAL BALTICO AL MEDITERRANEO
Le problematiche dei mari
Di Pia Bassi
Due immagini di Capo Nord. Nella foto sopra, è visibile il mappamondo in ferro, simbolo del capo, dove si affollano i turisti per la classica foto ricordo
Il
Mar Baltico in questo periodo è già ghiacciato e una coltre bianca stringe
d’assedio l’arcipelago finlandese, unendo alla costa migliaia di isole e
isolotti.(Nella foto sotto,
particolare del monumento “Bambini del mondo” è
una madre con il figlio, installata sulla piattaforma della penisola Magaroya,
la parte più settentrionale della Norvegia)
Al
disgelo primaverile il mare tornerà ad offrirsi alla sguardo, a volte di un bel
azzurro cielo, altre di uno sconcertante color caffelatte. Ma non è tanto il
colore che preoccupa biologi ed ecologisti, bensì le lunghe “barbe” verdi che
ricoprono uniformemente
fondali
e spiagge rocciose, un tappeto erbivoro che non passa inosservato e riflette
l’opera deleteria di alcune alghe molto filamentose e resistenti alle base
temperature dei ghiacci. Alcune di queste hanno realizzato delle vere e proprie
strategie di sopravvivenza, per esempio la Pilayella littoralis cresce
velocemente in primavera ma si riproduce solo in inverno quando sopravvive sul
fondale solo la parte basale, il tallo. La Ceramium tenuicorne è la sola specie
che ha dei filamenti macroscopici che sopravvivono per tutto il periodo
invernale e ci sono almeno altre tre specie, la Cladaphora glomerata,
Dictyosiphon foeniculaceus e l’Ectocarpus siliculosus, che non soccombono al
ghiaccio allo stadio microscopico. La Fucus vesiculosus è la sola macroalga
perenne di tutta l’area che si rigenera nonostante i danni provocati dalla
formazione e rottura dei ghiacci e dal violento moto ondoso che sovrasta
l’arcipelago in autunno ed in inverno. L’alga Fucus si può definire la più
resistente alle avversità atmosferiche perché ha una alta capacità di
rigenerazione riposta nel suo tallo che è egualmente vegetativo in ogni sua
parte. E’ sufficiente che sulle rocce rimanga depositata una piccola parte di
tessuto, anche vecchio e logoro, che l’alga vegeta. La quantità di massa
rigenerata è direttamente proporzionale alla massa residua. Per esempio 1 gr. di
biomassa residua produce durante l’estate una biomassa di 1.3 gr. In autunno,
prima della formazione dei ghiacci, l’alga vecchia, ovvero quella che non ha
subito la violenza del mare, perde vitalità e precipita sul fondo. Questo
comportamento è stato rilevato dai subacquei scientifici che hanno trovato
grossi talli di Fucus nelle insenature più riparate dell’arcipelago, dove la
Fucus cresce su talli enormi fino alla superficie del mare.
La vita è l’espansione delle alghe nel Mar Baltico è monitorata dalla
Stazione di zoologia marina di Tvarminne, in Finlandia, dipartimento
dell’Università di Helsinki. I problemi di eutrofizzazione che a volte si
verificano hanno cause lontane, che provengono dall’entroterra: basti pensare
che le acque dolci usate da 90 milioni di persone che vivono nei paesi
circostanti, finiscono nel bacino del Baltico e a volte non depurate.
Dall’inizio del secolo il fosforo
che finisce nel Baltico è aumentato di 8 volte a partire dal 1990 e l’azoto è
quadruplicato. Eutrofizzazione significa totale assenza di ossigeno sui fondali
del mare e quindi in queste condizioni la fauna ittica si ammala o fugge in
altre zone abitabili. Responsabili dell’eutrofizzazione sono anche i
fertilizzanti utilizzati per fare crescere abbondanti raccolti di cereali lungo
i campi costieri, l’85% di essi finisce nell’acqua o nell’aria.
Tutti i mari sono un organismo delicato, che ne accorgiamo quando
succedono disastri naturali che mettono in pericolo la vita delle popolazioni
costiere. Secondo il Comitato Intergovernativo Oceanografico dell’Unesco, sono
circa 4 miliardi le persone che vivono in una fascia di 60 chilometri del mare.
Entro il 2030 saranno circa 7 miliardi le persone che vivranno lungo il mare
dato che è più facile approvvigionarsi di cibo e sfruttare economicamente le
risorse marine.
Il forte inquinamento che l’uomo apporta ai mari, come le estese isole di
plastica galleggiante, indistruttibili per centinaia di anni, i veleni che i
fiumi scaricano con le acque non depurate, la pesca senza criterio che fa razzia
di ogni specie ittica e vegetale, le piogge acide, rendono “il mare, il più
grande collettore di rifiuti del mondo un soggetto che d’ora in poi va trattato
con intelligenza.”
I mari sono un ingranaggio importante nel cambiamento del clima e
l’effetto serra con la forte evaporazione dell’acqua crea quelle “bolle” che poi
fanno rovesciare sulla terra ettolitri d’acqua in un sol giorno quando un tempo
cadevano in sei mesi. L’effetto serra, al quale molti governi non credono
nonostante le evidenze, come lo scioglimento dei ghiacciai d’alta quota e le
desertificazioni di valli d’altura che un tempo erano verdeggianti, miete
vittime ovunque creando una nuova categoria di popolazione : i rifugiati
ambientali, che fuggono dalle terre inondate o desertificate.
Nelle grandi riunioni internazionali dove si invoca la salvaguardia del
nostro pianeta, come quella che si è tenuta a Montreal nel 2001 dal 26 al 30
novembre – presenti 109 nazioni –
gli scienziati avevano stabilito che l’80% dei problemi ambientali di mari e
oceani inizia sulla Terra dove si origina l’inquinamento i cui effetti si
ripercuotono su chi vive lungo e
sul mare, sui consumatori di pesci e molluschi inquinati. E’ stato documentato
che daa qui partono epidemie di colera, tifo, epatiti che non colpiscono solo
gli uomini, ma anche i mammiferi marini, come ho riportato nell’articolo
sull’ospedale delle foche di Pieterburen, Frisia, Olanda, su un paio di numeri
fa del nostro giornale.
Fare il bagno in un mare inquinato, cibarsi di frutti di mare o pesci
contaminati da scarichi umani o tossine prodotte da fioriture di alghe, sono la
causa di gastroenteriti, dermatiti e malattie respiratorie.
Mentre gli oceani si gonfiano, sconquassano le coste, i ghiacciai dei
poli definiti fino a pochi decenni fa “perenni”, si sciolgono e non riflettono
più la luce del sole, facendo aumentare la temperatura dell’acqua. La calotta
del Polo Nord si restringe, sgomberando dai ghiacci il famoso Passaggio a
Nord-Ovest scoperto nel 1906 dall’altrettanto famoso navigatore norvegese
Amundsen. Un passaggio comodo per gli armatori, una scorciatoia di migliaia di
miglia tra Atlantico e Pacifico. Per le rotte commerciali vale a dire introiti
di migliaia di miliardi per i dazi che i paesi limitrofi faranno pagare a chi
transita.
Il disgelo dell’Artico sarà una sciagura per l’ambiente, per la fauna artica,
per l’inquinamento delle acque che sarà provocato dalle estrazioni di petrolio e
gas, le cosiddette risorse naturali che, purtroppo, essendo fossili non faranno
altro che aggravare l’effetto serra, causa prima dell’aumento delle temperature
globali.
Che l’unico polo imbiancato sarà in futuro quello che vediamo con i telescopi su
Marte?
CONTINUA IL MONITORAGGIO DEL MEDITERRANEO
TEMPERATURE DELL’ACQUA IN AUMENTO
di Pia Bassi
L’edificio dell’Enea a Lerici sembra una nave protesa a proteggere il
Mediterraneo. La sottostante Baia
Blu pullula di turisti che si immergono in acque quasi “termali”, raggiungono i
30°C. “Quest’anno tutto il Mediterraneo è caldo e temiamo in autunno una moria
di pesci ed invertebrati come è successo alla fine dell’estate 1999, fenomeno
che interessò le acque della Liguria e della Francia - dice la Dott.ssa Roberta
Delfanti - mentre mi guida a visitare il Centro.” E’ da dieci anni che stanno
rilevando la temperatura al Mediterraneo, ed ogni anno hanno registrato un lieve
aumento fino agli attuali 28° in superficie che è dovuta all’aumento della
temperatura delle acque profonde in centesimi di grado. Le temperature più alte
della media si sono registrate anche in profondità permanendo anche tutto il
mese di settembre e ciò ha influito sugli esseri viventi marini: sono state
trovate piaggiate macroalghe, spugne, gorgonie ed altri invertebrati sensibili.
Se quest’anno si verificherà lo stesso fenomeno, si teme una nuova moria su
vasta scala . La causa può essere legata all’esplosione di un’alga tossica o di
un virus che si sviluppa ad alte temperature. Per questo motivo si monitora il
coralligeno , ricco di specie e le praterie di posidonia, per studiare le
variazioni in corso.