Comunicare la scienza

dei cambiamenti climatici:

è la sfida di Mario Molina

Nobel per la chimica 1995

incontrato al meeting di Lindau

 

 

 

di Luisa Monini

 

Mario Molina e Luisa Monini

 

Al 63° meeting dei Nobel Laureates di Lindau, in Germania, dedicato alla Chimica e alla Sostenibilità, Mario Molina presenta la sua lettura “ Comunicare la Scienza dei Cambiamenti Climatici” e si capisce subito che il Nobel per la Chimica 1995 oltre ad essere un grande scienziato è anche un grande comunicatore. Lo si capisce dalla passione con la quale afferma che i cambiamenti climatici rappresentano una delle più gravi sfide per la società moderna e che è necessario comunicare al pubblico e ai politici con chiarezza e obiettività le cause, le conseguenze e le soluzioni in modo che si possano attuare, senza ulteriori ritardi, i provvedimenti necessari per affrontare la sfida. “Un cambiamento che equivale ad avere una seconda rivoluzione industriale “.

Per saperne di più, incontriamo lo scienziato in una pausa, durante il convegno.

Esiste una connessione diretta tra le attività umane e l’innalzamento della temperatura della superficie terrestre?

“ Su questo tutti gli esperti sono d’accordo; ci sono però scienziati che non sono degli esperti e politici che avanzano dubbi mentre il fondamento scientifico del problema è ben definito e si basa sulle leggi della fisica e chimica scoperte all'inizio del 20 °secolo. La temperatura media della superficie terrestre è aumentata, dalla fine del XIX secolo, di circa 0,8 gradi centigradi; se si innalza di tre o più gradi, le conseguenze per l’ uomo saranno catastrofiche”.

Quali le attività dell’uomo che compromettono maggiormente l’atmosfera?

“Principalmente l’uso dei combustibili fossili per ottenere dal petrolio il gasolio e la benzina e dal carbone l’elettricità e poi la deforestazione che cambia il modo in cui il pianeta mantiene il suo meraviglioso equilibrio naturale”.

Siccità, inondazioni, ondate di caldo, uragani, che ricadute avranno per la sopravvivenza dei popoli?

“Gli eventi metereologici estremi hanno un grosso impatto sull’economia dei paesi colpiti, soprattutto se poveri e conseguenze negative per i loro abitanti. Il costante innalzamento del livello del mare rappresenterà fra non molto un problema per le popolazioni che vivono sulle zone costiere. I prezzi dei beni alimentari cresceranno e, insieme ad altri cambiamenti, incideranno pesantemente sull’economia mondiale”.

Quali possono essere le soluzioni ?

“ Le soluzioni esistono già e richiedono l'attuazione simultanea di diverse azioni: dal risparmio energetico e dall’utilizzo più efficace dell’energia nei trasporti, nelle costruzioni e nell’ industria, alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica prodotta dai combustibili fossili, alla diffusione delle fonti di energia rinnovabili come l'eolica, la geotermica e le biomasse ed a quella nucleare, prudente e controllata”.

Quale dovrebbe essere il ruolo dei Governi?

“I Governi dovrebbero fissare, con un accordo internazionale, una tassa sulle emissioni di anidride carbonica da modificare gradualmente nel tempo in modo che il loro impatto sull’economia dei paesi sia relativamente modesto. Il costo di tali misure, secondo esperti economisti, ammonterebbe a circa 1% - 2% del PIL mondiale. Se paragoniamo questi costi all’ entità dei danni causati dagli eventi estremi si capisce che esiste un reale vantaggio economico”.

Anche per la Cina ?

La Cina è la seconda potenza economica mondiale e sta ancora costruendo centrali elettriche alimentate a carbone ma in numero inferiore rispetto al passato. Sta inoltre potenziando il nucleare con reattori di nuova generazione ed è all’avanguardia nelle celle fotovoltaiche. Di recente hanno avviato un piano energetico quinquennale 2010-2015 con il quale prevedono di ridurre il consumo di energia per unità di PIL del 16% rispetto al 2010. Le economie emergenti oggi sono talmente potenti che pensano già da sole ai problemi della sostenibilità.

Lei pensa che si arriverà ad azzerare il consumo del petrolio?

“Vi sono ostacoli politici a questa soluzione e le grandi potenze difendono privilegi economici stabiliti. Ma l’uso del petrolio dovrà essere drasticamente limitato e questo avverrà tra breve tempo, non appena l’energia pulita sarà a buon mercato, tenendo presente anche che le riserve di petrolio vanno esaurendosi”.

Lei è ottimista?

“Si sono ottimista perché sono certo che, grazie a questi provvedimenti, la povertà potrà essere combattuta. Se invece il riscaldamento globale non sarà arrestato si potrebbe arrivare, verso la fine del secolo, ad incrementi di temperatura oltre i 4 o 5 gradi. Il rischio associato è inaccettabile per i paesi più poveri; enormi migrazioni si potrebbero prevedere in caso di inondazioni o per eventi del genere e questo sarebbe molto dannoso per quei paesi che necessitano ancora di uno sviluppo economico”.

Qual è il suo messaggio?

“ Il messaggio è che noi abbiamo la tecnologia e il buon senso per affrontare il problema ma incontriamo resistenze politiche che bisogna assolutamente superare con l’aiuto dei paesi ricchi com’è già avvenuto per ridurre i problemi dello strato di ozono nell’ atmosfera. Naturalmente è molto importante per la società continuare a investire in modo che le tecnologie diventino meno costose. Dunque, se gli investimenti continuano, abbiamo ottime speranze”.

Qual è il rapporto tra Scienza e Politica?

“ E’ importante stabilire la validità della Scienza. La Scienza è razionale mentre la Politica è spesso gretta e irrazionale quando vuole ignorare la Scienza e ciò non è assolutamente accettabile”.

La Scienza del Cambiamento Climatico ha dei limiti?

“E’ importante chiarire che la Scienza non ci dirà cosa fare. Noi siamo in grado di comunicare solo ciò che è probabile che accada come conseguenza delle nostre attività. E’ quindi una responsabilità etica per noi e per la società, rispondere ai messaggi veicolati dalla Scienza del Cambiamento Climatico, al fine di assicurare che la popolazione umana possa godere ora e in futuro una qualità di vita almeno buona come quella che molti di noi hanno avuto sino a oggi”.

Il Galileo