Nell’occhio del ciclone

Dizionarietto degli eventi atmosferici violenti

 

di Irene Prunai

 

La parola ciclone deriva dal greco kúklos e vuol dire cerchio. Con il termine ciclone si intende un

violento movimento rotatorio di masse d’aria intorno a un centro di bassa pressione: il senso di rotazione è antiorario nell’emisfero nord e orario in quello sud, a causa della rotazione terrestre.

 

Quanti tipi ne esistono?

I cicloni si distinguono in tropicali ed extra-tropicali. I primi occupano un’area minore ma sono molto più intensi dei secondi, di minore durata, e provocano venti di estremamente violenti. Una particolarità è che al centro del ciclone permane una zona di calma e di cielo sereno, detta nota a tutti come “occhio del ciclone”.

 

È diverso dall’ uragano?

Ciclone è un termine generico e può essere usato per indicare tanto i tifoni quanto gli uragani. La parola uragano è di origine caraibica, entrato nell’italiano dal 1534 attraverso lo spagnolo huracán ed è usato per indicare i cicloni che si abbattono sulle Indie Occidentali e sui mari che le bagnano. Sono detti uragani tutti i venti di eccezionale intensità: quelli di forza 12 (la massima) nella scala di Beaufort, corrispondente a una velocità al suolo di oltre 120 chilometri orari. Gli uragani sono quindi una sottospecie di cicloni tropicali che si manifestano nell’Atlantico settentrionale, nel Centro America e in Australia.

 

E il tifone?

I tifoni sono dei cicloni che si presentano nell’Oceano Indiano e nel Mar della Cina. Sono depressioni, cioè aree con una pressione atmosferica molto bassa che provocano venti violenti e abbondanti precipitazioni. I tifoni si formano unicamente sul mare, non penetrano all’interno dei continenti e sono tipici dei mari tropicali. Si manifestano alla fine dell’estate e in autunno quando sui mari staziona aria calda e umida.

 

Come si formano i cicloni?

Il ciclone è generato da fenomeni atmosferici prodotti dalle alte temperature equatoriali che in certe zone creano centri di minima pressione e quindi di aspirazione. Qui convergono i venti, che determinano un vortice. In pratica, è necessario un mare dove la temperatura dell’acqua per almeno 50 metri di spessore sia vicina ai 30°. Il vapore che si forma dall’evaporazione si condensa a una certa quota e libera calore nell’aria che inizia a diventare più calda e a salire. Questo meccanismo, associato alla rotazione della Terra, obbliga le masse d’aria in ascesa a ruotare. Si formano così dei  venti che in pochi giorni, girando attorno all’occhio raggiungono velocità di centinaia di chilometri all’ora.

 

Quanto è grande un ciclone?

Un ciclone di medie dimensioni ha un diametro di 600 chilometri ei  venti che convergono a spirale verso il centro raggiungono velocità di 180 chilometri all’ora. Il diametro dell’occhio può variare da 6 fino a 40 chilometri.

 

Che cos’è invece un tornado?

Con il termine tornado si intende una violenta perturbazione atmosferica del tipo delle trombe d’aria più frequenti in Italia. Sono dei vortici di aria molto presenti in varie regioni del Messico e a est delle Montagne Rocciose. Caratteristica dei tornado americani è, oltre all’estrema velocità del vento, la ristrettezza dell’area, di qualche decina o al massimo di qualche centinaio di metri quadrati. I tornado si spostano con una velocità media di circa 50 chilometri orari; la durata del passaggio è di pochi secondi.

 

Dove si formano?

I tornado hanno origine alla base di un cumulonembo e giungono a toccare il suolo; sono associati quasi sempre a temporali molto violenti.

Il Galileo