Cambiamento climatico: quanto ci costa?
Un miliardo di euro di danni
per l’agricoltura europea
di Bartolomeo Buscema
La Strategia europea di adattamento ai cambiamenti climatici, insieme alla nuova
programmazione comunitaria 2014-2020, chiede alle nazioni europee di elaborare
una strategia tecnico-economica per
limitare l’impatto sui propri territori dei cambiamenti climatici .
In Italia, l’impatto sulle popolazioni e sull’economia di fenomeni meteorologici
legati al cambiamento del clima globale è sotto gli occhi di tutti. Un recente
monitoraggio effettuato dalla Coldiretti, redatto prima della sciagura che ha
di recente colpito la Sardegna, aveva già messo in luce una preoccupante
quantificazione delle perdite economiche: oltre un miliardo di euro di danni che
l’agricoltura ha subito negli ultimi anni in seguito ai recenti eventi estremi,
che hanno messo in ginocchio la stabilità idrogeologica del nostro Paese, nel
quale ora ben cinque milioni di persone vivono in aree a rischio.
A livello globale le cose vanno peggio. Nel 2011, secondo le statistiche
dell’International Disaster Database (EM-DAT), ci sono stati 302 disastri, con
circa 206 milioni di persone colpite e una stima di danni economici pari a 380
miliardi di dollari (Dossier “Profughi ambientali 2012” di Legambiente).
Si calcola che per l’Italia il
cambiamento climatico determinerebbe a una perdita annua di PIL compresa tra lo
0,12 e lo 0,16 per cento se la temperatura
media aumentasse di 0,93 °C nel periodo 2001-2050.
Il settore più colpito, secondo il citato monitoraggio, riguarderebbe
maggiormente il Meridione d’Italia a causa di un’intensificazione dei periodi di
caldo, di siccità e d’incontrollabili inondazioni legate a un territorio idro
geologicamente dissestato per il
quale nulla si è fatto negli ultimi lustri.
Anche a livello europeo le cose non vanno meglio. Proprio lo scorso aprile la
Commissione europea ha affermato che il mancato adattamento al cambiamento
climatico per l’Europa al 2020 costerà 100 miliardi di euro l’anno. Si tratta di
una proiezione basata su dati storici relativi ai danni già subiti come quelli
patiti, tra il 1980 e il 2011, per i quali l’Europa ha perso più di novanta
miliardi a causa delle alluvioni.
Non è un caso che la recente Strategia europea di adattamento ai cambiamenti
climatici, insieme alla nuova programmazione comunitaria 2014-2020, chiede alle
amministrazioni territoriali di implementare le necessarie misure per la
gestione degli impatti dei cambiamenti climatici. Purtroppo nel nostro Bel Paese
si è fatto pochissimo. Per il futuro le previsioni non sono rosee a causa di
patti di stabilità e altri miseri attorcigliamenti burocratici. Uno scenario
sconfortante, indifferente all’aurea regola: la prevenzione costa molto meno che
rimediare i danni. Ci dispiace che, purtroppo, saranno gli amici sardi, cui va
tutta la nostra solidarietà, a sperimentare di persona tale regola.