RENOIR alla GAM di Torino
60 capolavori dalle collezioni parigine
( 23 ottobre 2013 - 23 febbraio 2014)
di
Giuditta Bricchi
La GAM (Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea) di Torino
presenta una
straordinaria
rassegna
dedicata a Pierre-Auguste Renoir (1841-1919), artista tra i protagonisti della
grande stagione dell’Impressionismo francese. Le opere provengono dal Musée
d’Orsay e dal Musée de l’Orangerie di Parigi. L’ esposizione, a cura di Sylvie
Patry, Conservatore Capo presso il Musée d’Orsay e grande specialista di Renoir,
e di Riccardo Passoni, Vice Direttore della GAM di Torino,
illustra, attraverso una sessantina di capolavori,
la complessa attività artistica di Renoir. Skira,
in collaborazione con
la Fondazione Torino Musei, ha prodotto la
rassegna e ne ha pubblicato il catalogo.
Viaggio nel mondo di Renoir
Questo grandissimo pittore fu attivo per oltre un cinquantennio
e produsse
oltre cinquemila dipinti e un numero
elevatissimo di disegni e acquerelli. La rassegna illustra i momenti più
significativi e le svolte che, partendo dagli esordi, hanno portato l’artista, a
fine carriera, a un progressivo allontanamento dall’Impressionismo.
La mostra mette in evidenza la grande qualità e varietà della sua tecnica
pittorica. Nell’arco della sua vita, Renoir si è misurato
con la sperimentazione della pittura
en plein air, si è dedicato alla
ritrattistica su commissione e ha portato a compimento opere in
atelier. Oggi è considerato uno dei
maggiori maestri a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Tuttavia, la fama e il
riconoscimento da parte dei suoi contemporanei gli arrivarono solo all’inizio
del Novecento.
Nove sezioni tematiche
La
mostra invita a seguire Renoir attraverso i grandi temi che hanno attraversato
la sua opera, dagli inizi nella Parigi degli anni sessanta dell’Ottocento,
quando incontra Monet, Bazille, Cézanne, Degas, Pissarro e Manet, fino ai
grandi nudi femminili degli ultimi anni, passando per i ritratti delle
grisettes, le sartine di Montmartre, quelli dei suoi amici e familiari, i
paesaggi e i fiori che celebrano la vitalità della natura, o ancora l’evocazione
gioiosa e lirica dei balli e delle feste popolari. I capolavori qui raccolti
testimoniano quanto, al di là dello stereotipo che troppo frequentemente lo
identifica solo come pittore della spensieratezza e della gioia di vivere,
Renoir fu un artista in perenne ricerca, sempre pronto a misurarsi con il nuovo
e al tempo stesso un impressionista che sconvolge le regole della
rappresentazione e un classico che ama la bella tradizione.
L’epoca della bohème
Dopo un iniziale apprendistato come decoratore di porcellane, il giovane Renoir
frequenta l'École des Beaux-Arts (1862-1863) e conosce Alfred Sisley, Frédéric
Bazille e Claude Monet, con cui
condivide sessioni di pittura en plein
air nei dintorni di Parigi. In questa prima sezione sono riuniti alcuni suoi
ritratti di conoscenti e amici come William
Sisley (1864), Frédéric Bazille
(1867), Claude Monet (1875) e alcune
delle opere più emblematiche dell’effervescenza creativa, che sfocerà nel 1874
nell'allestimento della prima mostra degli “Impressionisti”, secondo la
definizione derisoria affibbiata allora dalla stampa a Renoir, Monet, Degas,
Cézanne, Pissarro, Sisley e Berthe Morisot.
Ritratti femminili
A partire dalla metà degli anni sessanta, la figura femminile è al centro dei
pensieri di Renoir. L’artista sceglie le sue protagoniste da ogni estrazione
sociale: borghesi, operaie, ballerine, tutte rivestite da una grazia speciale e
da un’impalpabile bellezza. In
aperto contrasto con i canoni accademici, Renoir inventa un nuovo tipo femminile
e contribuisce alla creazione del mito della Parigina moderna che affascina i
contemporanei. Raffigurando la donna francese, Renoir crea un tipo fisico che
gli è proprio, riconoscibile tra tutti, anche se si evolve nel corso del tempo.
Si entra nel cuore della mostra con otto meravigliosi ritratti femminili:
Madame Darras (1868 circa),
La lettrice (1874-1876),
Giovane donna con veletta (1870),
Madame Charpentier (1876-1877), Donna
dallo jabot bianco (1880), Madame
Bernheim de Villers (1901), Fanciulla seduta (1909),
Colonna Romano (1913).
Paesaggi
Negli anni settanta Renoir si dedicò in modo particolare al paesaggio.
Un quarto dei
dipinti di quel
decennio illustrano questo tema. Per l’artista, rispettoso dei precetti della
“Nuova pittura”, il paesaggio va dipinto en plein air
( anche se a volte gli
capitava di terminare le tele in studio ). Le
dieci opere esposte ripercorrono un
esteso arco cronologico. In sette tele sono rappresentate splendide vedute dove
si percepisce la grande attrazione del maestro per l’acqua, il verde e i
giardini, fonte continua di ispirazione, per la crescita perenne delle piante e
per quella che definiva la loro intrinseca “irregolarità:
Chiatte sulla Senna (1869),
Il Pero d’Inghilterra (1870 circa),
La Senna ad Argenteuil (1873),
Sentiero nell’erba alta (1876-1877)
(foto a destra), La Senna a Champrosay
(1876), Ponte ferroviario a Chatou, anche
detto I castagni rosa (1881),
Paesaggio a Cagnes (1915 circa).
Durante il suo viaggio in Algeria (1881) scoprì, luoghi, luci e vegetazione a
lui sconosciuti. Relative a questo soggiorno nordafricano, troviamo esposte tre
tele dove Renoir dipinge palme baciate dal sole, giardini privati e orti dal
sapore esotico: Campo di banani,
Paesaggio algerino, la gola dela donna
selvaggia e La moschea,
detta anche Festa araba.
L’infanzia
I
bambini, spesso i suoi figli o figli di amici,
sono molto presenti nelle opere
di Renoir ed occupano un posto d'onore tra gli oltre duemila ritratti eseguiti
dal pittore. I figli, Pierre
l'attore (1885-1952), Jean il grande cineasta (1894-1979) e Claude il ceramista
(1901-1969), sono raffigurati centinaia di volte. Lo sguardo attento, affettuoso
e sensibile che l'artista rivolge al mondo dell'infanzia è l’espressione del
nuovo ruolo attribuito, alla fine dell'Ottocento, alla prima fase della vita
umana. Le nove opere esposte regalano istantanee di volti infantili carichi di
poesia: dal Ritratto del figlio Pierre
(1885) al celeberrimo Il clown (Ritratto
di Coco) (1909), dal bellissimo pastello su carta
Ritratto di ragazza bruna, seduta con le
mani incrociate (1879) al dipinto
Fernand Halphen bambino (1880) abbigliato da marinaretto, dalla deliziosa
Julie Manet
(1887) (foto a sinistra) ad una tenera
Maternità (Madame Renoir e suo figlio
Pierre) (1885).
La società dell’epoca
Con la rappresentazione di locali da ballo, cabaret popolari, caffè e serate
eleganti, Renoir esprimeva
l’attrattiva della modernità, insieme
all'aprirsi di nuove possibilità di svago nel corso dell'Ottocento. Sono cinque
le opere in mostra, dedicate a uno spaccato della società dell’epoca e ai nuovi
divertimenti dei parigini, dai balli alle escursioni in campagna. Vi è il
celebre capolavoro L'altalena
(1876) (foto a destra), dove le straordinarie figure
della donna, del giardiniere e della bambina si stagliano in un giardino dai
colori vivissimi. L’opera è una delle massime espressioni della pittura
impressionistica en plein air. I
tocchi di colore, stesi per piccole macchie, rendono l’effetto della luce solare
filtrata attraverso le foglie, creando un’atmosfera di vibrazione cromatica e
luminosa. I celebri dipinti
Danza in campagna e
Danza in città (1883) ritraggono
mirabilmente due coppie in momenti spensierati del loro tempo libero.
Ragazze al piano Ragazze al piano (1892) (a sinistra) è senza dubbio uno dei più celebri dipinti di Renoir. L'identità delle modelle è ignota. Accanto ad esso è esposta un’altra splendida tela: Yvonne e Christine Lerolle al piano (1897-1898 circa). A partire dagli anni novanta Renoir si appassiona alla raffigurazione di questi interni borghesi moderni in cui le fanciulle si abbandonano al piacere della musica o della lettura, dando forma a composizioni per certi versi idilliache e idealizzate, a metà strada tra il ritratto e la scena di genere. Talvolta, non senza ironia, il pittore chiamava tali opere “da vendita”. Il tema, in ogni caso, trova uno dei suoi vertici espressivi nel doppio ritratto delle sorelle Lerolle, musiciste di talento e modelle talvolta spiritose, che Renoir dipinge “con amore”, per citare le sue parole. Un altro soggetto esposto, legato alla musica, è il famoso ritratto di Richard Wagner, eseguito a Palermo nel corso di un memorabile incontro tra Renoir e il compositore tedesco (1882).
I fiori
I fiori appaiono di rado nei lavori degli esordi. Successivamente diventano per
il pittore una fonte di ispirazione sempre più frequente, soprattutto a partire
dagli anni ottanta, quando le sue composizioni
dalle tonalità delicate cominciano ad essere apprezzate dai collezionisti. I
bouquet sono uno dei temi dove
l’artista sperimenta maggiormente. “Quando dipingo fiori – dichiarava –
sperimento audacemente tonalità e colori senza preoccuparmi di rovinare l’intera
tela; non oserei fare lo stesso con una figura.” Renoir gioca con la tavolozza,
con pennellate morbide e delicate e
con una varietà impressionante di sfumature.
Il nudo
L’interesse di Renoir per il nudo
si è manifestato fin dall'inizio della sua carriera. A partire dagli anni
novanta inserisce i suoi nudi femminili in un contesto atemporale, nel desiderio
di misurarsi con Raffaello, Tiziano e Rubens, maestri del passato per i quali
Renoir nutre grande ammirazione. In mostra vi sono
cinque tele spettacolari, tutte dipinte nell’ultimo periodo della sua
vita, tra il 1906 e il 1917: Donna nuda
distesa (Gabrielle) (1906), Grande
nudo, detto anche Nudo sui cuscini (1907),
La toilette: donna che si pettina)
(1907-1908), Nudo di donna visto di
schiena, anche detto Riposo dopo il bagno (1909),
Odalisca che dorme, anche detto Odalisca
con babbucce (1915-1917). L’unica opera plastica in mostra, un’ imponente
scultura in bronzo è L'acqua, anche detto
Grande lavandaia accovacciata
(1916-1917).
Il testamento delle Bagnanti
"Bagnanti" (1918-1919) Paris, Musée d'Orsay
L’ultima sezione della mostra è dedicata alla fondamentale opera
Bagnanti (1918-1919). Questo
capolavoro fu dipinto nell'arco degli
ultimi mesi di vita dell’artista nella tenuta di Les Collettes a Cagnes, in
Provenza. Il quadro è da considerarsi il testamento pittorico di Renoir. Qui
viene celebrata una natura senza tempo, da cui ogni riferimento al contemporaneo
è bandito. Il paesaggio mediterraneo riporta alla tradizione classica italiana e
greca, quando “la Terra era il paradiso degli dei”. Questa visione idilliaca è
sottolineata dalla sensualità delle modelle, dalla ricchezza dei colori e dalla
pienezza delle forme. L’opera sintetizza la
concezione del nudo e della pittura di Renoir, dove regnano l'esaltazione
del colore, la fantasia dell'artista e l'invenzione di un mondo “in cui la morte
non trovava posto”. Le figure rappresentano
anche un omaggio ai pittori del passato,
tanto ammirati da Renoir, e alla statuaria antica.
Esse fanno trasparire un piacere di
dipingere che la malattia e le sofferenze del pittore alla fine della sua vita
non hanno sconfitto.