LE MOSTRE

Da cosa nasce cosa

Il Museo della scienza e della tecnologia di Milano dedica una esposizione interattiva  al ciclo di vita dei prodotti e alle preziose risorse che essi contengono

 

di Adriana Giannini

 

In un paese come il nostro, povero di risorse e di materie prime, gettare un telefono cellulare che non funziona più o è obsoleto nel bidone della raccolta indifferenziata è non solo un delitto verso l'ambiente, ma anche un grave spreco di piccole, ma preziose quantità di materie prime come cobalto, indio, antimonio, oro, platino e palladio, destinate a diventare sempre più rare. Spreco che ritroviamo nei costosi imballaggi di un giocattolo o di un profumo, nel far viaggiare per migliaia di chilometri la frutta esotica o nel progettare un oggetto senza tener conto di quanta energia vada impiegata per la sua produzione e quali siano le possibilità di riciclarlo una volta caduto in disuso. Questi e molti altri sono tutti elementi dei quali è oggi più che mai indispensabile tenere conto per assicurare un futuro decente a questo nostro pianeta e all'umanità che lo abita.

Un contributo per raggiungere questo obiettivo ci viene dal nuovo allestimento di una importante esposizione permanente del Museo della scienza e della tecnologia di Milano, quella dedicata alla corretta gestione delle risorse dal titolo “Da cosa nasce cosa. Il ciclo di vita dei prodotti”. Realizzata in collaborazione con AMSA, il Gruppo Ambiente di A2A, e con il Centro di coordinamento RAEE (Rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche) la sezione espositiva invita i visitatori – e in particolare le giovani generazioni – a riflettere sull'impatto ambientale, ma anche economico e sociale di un prodotto, di un servizio o di un evento non solo quando uno di essi viene dismesso o accantonato, ma durante tutte le fasi della sua vita. Nell'esposizione queste fasi sono ben descritte in  cinque aree dedicate rispettivamente alla progettazione, alla produzione, alla distribuzione, all'uso e infine alla dismissione, la più importante e di conseguenza la più estesa di tali aree.

Come ho accennato si tratta del rinnovato allestimento di una esposizione già esistente, un allestimento che si propone di informare, ma soprattutto di interessare, coinvolgere e    – perché no? –  divertire un pubblico costituito in gran parte da famiglie e scolaresche di tutte le età. Un risultato che viene ottenuto attraverso giochi multimediali, postazioni interattive, interessanti filmati e persino curiose opere d'arte realizzate appositamente per la mostra utilizzando oggetti dismessi. Segnaliamo infine che sabato 26 ottobre e domenica 27 ottobre sono previste attività interattive e speciali visite guidate a questa sezione espositiva. Per informazioni: tel 02485551,  www.museoscienza.org

 

 

 

Una singolare mostra a Milano

“METAMETROPOLI : sogno o incubo”

nei quadri di Fabio Giampietro

L’esposizione curata da  Gianluca Ranzi

 

 

Fabio Giampietro (a sinistra)

   È una mostra del tutto particolare che si è inaugurata sabato 21 settembre 2013 a Milano, presso lo spazio IFD GALLERY RESEARCH, in Via Marco Polo 4, zona Porta Nuova, nella gran confusione della imperante movida milanese e settimana della moda.  

   Nei  quadri di Fabio Giampietro, quarantenne pittore milanese, “Vertigo” (vertigine) è il titolo più ricorrente, quello che meglio ci descrive la sua visione, il suo mondo pittorico. Dalle grandi tele, giocate sui toni del grigio e del nero, con rari bianchi squarci di luce, sembra che la città, con le masse tentacolari dei sui grattacieli, si protenda drammaticamente verso uno spettatore che la guardi dall’alto, e al tempo stesso lo risucchi inghiottendolo con la forza della vertigine. Il mondo pittorico di Fabio Giampietro è il mondo della metropoli moderna, in cui la drammatica massa degli edifici è espressione e simbolo del dinamismo della modernità, di un dinamismo forse eccessivo ed esasperato che cresce al di là di ogni logica.

Metromorphosys Twister

Sono indubbiamente  di denuncia questi quadri di Fabio Giampietro, quadri che denunciano una modernità che sembra travolgere l’uomo o allontanarlo dalla natura e da ogni dimensione naturale. In tale mondo pittorico, però, non c’è solo questo aspetto drammatico e inquietante, anche se esso è indubbiamente l‘aspetto più visibile.

         Se entriamo infatti in un quadro, se ci aggiriamo per le vie della città, se guadiamo i suoi molti edifici accuratamente diversi l’uno dall’altro, se saliamo sulle loro terrazze, notiamo che non c’è degrado né squallore, tutto è solido, ordinato e soprattutto gradevole. E il rigore prospettico e la regolarità dei reticoli geometrici che strutturano i dipinti, ci informano che tale mondo è del tutto sotto controllo: non si intravedono segni di una crisi né di un crollo imminente. Forse, un giorno, questo mondo si rovescerà abbattendosi su se stesso come un’onda o un tornado (come ci mostrano alcuni dipinti),  ma è solo una possibilità, un’ipotesi certo catastrofica ma tracciata ed esorcizzata con un filo di ironia. E gli oggetti di uso quotidiano del pittore, come pennelli, tavolozze, dipinti, computer, visibili all’interno delle finestre di alcuni dipinti, costituiscono rassicuranti piacevolissime notazioni realistiche che ci parlano di una serena vita quotidiana, che appare dunque del tutto possibile anche in un mondo moderno vertiginoso e per alcuni aspetti inquietante.

   Nella sua esplorazione della vertigine della città protesa verso l’alto, il pittore scopre anche altri aspetti intriganti.  

   E così lo slancio verticale della città si trasforma in “Vertigo dress”, un incredibile elegantissimo abito grattacielo, già presentato con grande successo all’ Hollywood Costume Designer di Los Angeles lo scorso maggio, e ora qui a Milano durante la settimana della moda, abito creato con la collaborazione della costumista e stylist milanese Marzia Paparini, della Sartoria L’Ago Teatrale di Verbania, di Cristina Redaelli, di Luca Bernocchi e dello staff dell’O.B.Stock Tessuti di Prato. 

24h Paris

   E ancora lo stesso slancio verticale si trasforma in “Aletide 2013”, un’ installazione interattiva ideata dallo stesso Fabio Giampietro  e ispirata ai suoi quadri, nella quale il visitatore  si vede e si sente attratto nel gorgo di una vertigine in movimento, che è video elaborazione della vertigine dei quadri del pittore. L’installazione è stata realizzata dalla video designer Ilaria Vergani Bassi, dal film maker Paolo Di Giacomo, dal compositore Cesare Saldicco, con la supervisione della psichiatra Manuela Pagliarulo.

 

   Accanto alle opere di Fabio Giampietro sono esposte alcune fotografie di Tom Ryaboi, fotografo canadese, che ama tematiche simili a quelle del pittore milanese,  attento all’ambiente urbano nelle sue espressioni verticali.

 

   “Metametropoli: sogno o incubo” rimarrà aperta fino a giovedì 17 ottobre. Orari: 14-20 tutti i giorni. La mattina solo su appuntamento.  Curatore della mostra Gianluca Ranzi.

Info: tel. 02.84.320.920

www.ifdgalleryresearch.it;www.marziacostume.com

Il Galileo