La lunga notte della Costa Concordia
(g.p.) Adesso i grandi porti si stanno disputando il relitto della Costa
Concordia per demolirlo, recuperare
il metallo e quanto ci sia di recuperabile. Un affare da diversi milioni. Sembra
favorito quello di Piombino per la sua
vicinanza all’Isola del Giglio e agli stabilimenti dell’Ilva, nei quali gli acciai
della nave potrebbero essere trattati.
A lavori ultimati, di questo mastodonte del mare non resterà che il ricordo che
i marinai rievocheranno nelle lunghe serate d’inverno, dinanzi ad una bottiglia
di rum per conforto. E lo rievocheranno
soprattutto al Giglio dove, ad appena sei anni dal varo, ha terminato la sua
carriera sugli scogli, sembra, per un’errata manovra o per un guasto, durante un
“inchino”, cioè un passaggio ravvicinato ad una località costiera a sirena
spiegata, issato il gran pavese.
Era il 13 gennaio 2012, ore 21.42. La nave, salpata poche ore prima da
Civitavecchia con 4.299 persone a bordo (3.216 passeggeri e
1.013 membri d’equipaggio), al comando di Francesco Schettino, ora sotto
processo, urta gli scogli delle Scole. Ricordiamo tutti le drammatiche immagini
del salvataggio dei naufraghi. I primissimi soccorsi furono prestati dagli
abitanti del Giglio. Molti scesero in mare con qualsiasi tipo di natante
recuperando naufraghi mentre altri, a terra,
portavano coperte, vestiti asciutti e bevande calde. Altre imbarcazioni
con volontari salpavano da Porto Santo Stefano unitamente ad un traghetto con
medici ed ambulanze. Poi, si mise in moto la macchina ufficiale dei soccorsi. Il
bilancio delle vittime fu pesante: 30 morti e due dispersi, che i sommozzatori
stanno ancora ricercando.
Pochi giorni dopo il naufragio, il Presidente della Repubblica ha decorato i
comuni di Isola del Giglio e di Monte Argentario di Medaglia d’Oro al merito
civile per l’impegno dei cittadini, degli amministratori e delle istituzioni
locali per il salvataggio dei naufraghi.
Trascorsa la fase dell’emergenza, il relitto della grande
nave restò incagliato sugli scogli, adagiato su un fianco mentre dalle
stive cominciavano ad uscire liquidi inquinanti, trattenuti da apposite barriere
messe in opera dalla Protezione Civile perché il rischio di impatto ambientale
era piuttosto consistente. Poi si
provvide a mettere in sicurezza i relitto perché non affondasse, facendo altri
danni, in seguito a qualche violenta mareggiata. Ma per eliminare del tutto ogni
pericolo era necessario rimuovere la
nave. Le operazioni di recupero,
culminate nella lunga notte tra il 16 e il 17 settembre scorsi, sono
praticamente durante un anno. Prima di procedere alla rotazione
di quel mastodonte e a rimetterla in
asse, ci sono state altre operazioni preliminari, come il montaggio di 30
cassoni di galleggiamento (15 per lato) e l’installazione di una piattaforma
sottomarina sulla quale appoggiare il transatlantico dopo il raddrizzamento.
Finalmente, il 16 settembre scorso, alle ore 9.03 (tre ore di
ritardo sul previsto a causa delle condizioni del mare) sono cominciate
le operazioni per la rotazione della nave per terminare il giorno dopo alle 4
del mattino dopo 19 ore di lavoro.
Recuperati i resti dei due dispersi, fatti gli ultimi rilievi di legge, la Costa
Concordia verrà sollevata da un’apposita nave appoggio che le farà scorrere una
piattaforma sotto la carena. Un po’ come fanno i “muletti” con le “piattine” di
legno sulle quali sono appoggiati pacchi di merce da caricare o scaricare su un
camion.
A questo punto, cediamo la parola (si fa per dire), all’obiettivo della macchina
fotografica, molto più eloquente della nostra prosa.
Le foto sopra mostra un raddrizzamento di 10°
Metà percorso
Nave disincagliata
Fase di rotazione
In asse
Dettaglio danni