La scomparsa di Margherita Hack
Una grande donna e una grande scienziata
Se n’è andata in punta di piedi nella notte sul 29 giugno scorso. E’ spirata
nell’ospedale di Cattinara
(Trieste)
dove era ricoverata da una settimana per una grave cardiopatia. Un intervento
chirurgico, molto delicato e anche molto rischioso, avrebbe potuto risolvere,
almeno temporaneamente, la crisi. Ma lei non se l’è sentita né di correre il
rischio né di affrontare il periodo post-operatorio, fatto di riabilitazione, di
vita regolata, di dieta, di attività ridotta all’osso. E soprattutto di degenza
in ospedale. E allora lei ha preferito – lo ha detto in un’intervista – la vita
di sempre, nella sua casa in collina, fra le sue cose, i suoi libri, il computer
che, con email e skype, la teneva attaccata al resto del mondo. Meglio
un’attività ridotta, diceva, che lo star senza far niente a vegetare.
Al momento del trapasso, accanto a lei
c’era il marito, Aldo, di due anni più anziano, suo compagno da 70 anni. Ma si
erano conosciuti da ragazzi, ai giardini
pubblici quando lei aveva 11 anni e lui 13. Giocavano con gli altri bambini a
guardie e ladri e loro erano sempre i ladri e si nascondevano sugli alberi per
non farsi trovare. Poi si erano incontrati di nuovo alcuni anni dopo e avevano
deciso di sposarsi. Tanta pazienza, qualche litigio, anzi
leticate. Difficile immaginare le
loro conversazioni: lei scienziata, astrofisica, lui umanista, fine letterato,
anche poeta. Per sua volontà, è
stata sepolta senza cerimonie pubbliche,
né religiose (Margherita era atea),
né laiche. Alla tumulazione, sempre per sua indicazione, non erano presenti
autorità, ma solo il marito, stretti familiari e qualche amico.
Margherita Hack aveva compiuto 91 anni il 12 giugno scorso.
A Trieste, viveva dal ’64 in una villetta nel quartiere di Roiano, al
culmine di una ripida salita che, ai tempi d’oro, percorreva in bicicletta con
le borse della spesa infilate nel manubrio, il portapacchi zeppo di libri.
Divideva lo spazio con il marito, otto gatti,
un cane e ben 24mila libri sistemati al piano terra in tanti scaffali
metallici che si compattavano scorrendo su rotaie e dai quali pendevano
tantissimi di quei fiocconi di carta colorata con i quali i fiorai adornano le
loro confezioni. Ne faceva collezione.
Era nata a Firenze nel 1922, si era
laureata nel 1945 con una tesi con una tesi sulle Cefidi (una classe di stelle
variabili). Condusse le sue ricerche all’osservatorio di Arcetri che la
portarono ad occuparsi di spettroscopia stellare che poi diventò il suo cavallo
di battaglia. E’ stata la prima donna a dirigere un
osservatorio astronomico, quello di Trieste che ha retto dal 1964 al 1992. Era
accademico dei Lincei, aveva collaborato con la NASA e con l’Air Force per lo
studio della radiazione solare e dei suoi effetti sugli esseri umani.
Dolore e commozione ha suscitato la notizia della sua scomparsa.
In un messaggio inviato alla famiglia della scienziata, il presidente della
Repubblica Giorgio Napolitano ha espresso il suo cordoglio, ricordando come
l'astrofisica "con i suoi studi e il suo impegno di docente “abbia costantemente
servito e onorato l'Italia anche nel campo internazionale", rappresentando al
contempo "un forte esempio di passione civile".
Per il presidente del consiglio, Letta, "l'Italia e la comunità internazionale
perdono una protagonista assoluta della ricerca scientifica. Una donna che è
stata, inoltre, capace di affiancare con passione l'impegno professionale a
quello sociale e politico. Una testimonianza che resterà preziosa".
Anche il ministro dei Beni e delle Attività Culturali, Massimo Bray, ha espresso
il suo "profondo cordoglio”, sottolineando come la Hack sia stata "una donna
straordinaria che con grande passione e infinita dedizione ha dedicato tutta la
sua vita all'impegno scientifico e civile lasciando un segno indelebile nel
mondo della scienza e dei diritti".
E poi, in cascata, dichiarazioni di
scienziati italiani ed esteri, di leader politici, di operatori del settore
della solidarietà Perché notevole è stato il suo impegno civile e politico. Più
volte è stata eletta in votazioni regionali in Lombardia e nel Lazio e alla
Camera, sempre nelle file dei Comunisti Italiani e della Federazione della
Sinistra.
E’ stata anche un’apprezzata divulgatrice scientifica e di lei ricorderemo
sempre, oltre a libri divulgativi, conferenze ed interviste radio e televisive,
i suoi interventi teatrali. E
proprio in questi giorni, circola sul web, un video che ritrae Margherita Hack
insieme a Don Gallo. Il prete genovese e l’astrofisica avevano accettato di
partecipare ad una serie TV. L’idea è del regista genovese Gian Luca Valentini.
Il progetto, “Senza perdere mai un giorno”,
tratta delle difficoltà che si incontrano oggi nel mondo del lavoro. Don
Gallo fa la parte di un imprenditore senza scrupoli, la Hack interpreta in ruolo
di un’astrologa. Uno strano incontro, quello tra Don Gallo e la Hack. Lui
sacerdote controcorrente, prete di strada, a suo modo laico, predicatore
dell’eguaglianza, una grande fede nella giustizia; lei atea di un ateismo
professato come una religione, anticonformista, scienziata di livello
internazionale, anche lei predicatrice dell’eguaglianza, una grande fede nella
libertà dell’individuo.
Giustizia e libertà univano i due, il religioso e l’atea, nel reciproco rispetto
e senza tentare l’uno di convincere l’altra e viceversa.
Che non sia questo il vero compromesso storico?
G.P.