LA SIRENA DAL CANTO MORTALE,
UN MITO NON SOLO TEDESCO
di Magali Prunai
Nella Renania-Palatinato, nella città di Sankt Goar, il Reno scorre tranquillo
nella calma e nella quiete del verde che lo circonda. Proprio in quel punto il
suo percorso incontra una curva molto stretta a ridosso di una roccia
ripidissima di più di un metro di altezza. Un tempo, quando la navigazione non
era favorita da moderni strumenti come oggi, i marinai di navi mercantili che si
trovavano ad affrontare quel tratto di fiume temevano per le loro vite. La
corrente, la curva stretta e l’asperità della roccia erano, infatti, causa di
morte: le navi venivano spinte contro la rupe, sfracellandosi miseramente.
La rupe Lorelei che incombe sulle acque del Reno
Ed ecco che nasce la leggenda della Lorelei (o Loreley), dalla quale la roccia
prende il nome. Lorelei era una sirena molto bella, viveva su uno scoglio nella
valle del Reno e al passaggio delle navi pettinava la sua lunga chioma d’oro e
intanto cantava una melodia meravigliosa, talmente bella da incantare i marinai
di passaggio che mai più facevano ritorno alle loro case. Distratti dal bel
canto della sirena gli uomini perdevano il controllo delle loro imbarcazioni e
si scontravano contro la roccia.
Un mito, quello di Lorelei, che ispirò molto i poeti e gli scrittori tedeschi
dell’ottocento. Il più importante, il più noto e il più bistrattato dalla
storia, è sicuramente Heinrich Heine e la sua “Die Loreley” del 1824, musicata
nel 1837 da Friedrich Silcher.
Heinrich Heine, nato a
Düsseldorf
nel 1797, è sicuramente uno dei maggiori esponenti della letteratura tedesca nel
periodo di transizione dal romanticismo al realismo. Nonostante le sue opere
siano sempre state molto apprezzate dal pubblico tedesco e non solo, il suo
essere di religione ebraica portò il suo stesso popolo a dimenticarlo per gran
parte del ‘900. L’amore-odio nei suoi confronti fu tale che il Lied di Loreley
veniva studiato come esempio di lirica ispirata alla mitologia tedesca, ma di
autore ignoto.
Il mito della Lorelei, comunque, non è tanto differente da quello classico delle
Sirene. La Sirena, dal tardo latino “sirena/ae” derivato dal greco
Σειρήν/Σειρῆνος (Seirēn/Seirēnos),
è una figura mitologica- religiosa,
principalmente femminile, dall’aspetto mezzo umano e mezzo animale, la cui
caratteristica è quella di produrre un richiamo melodioso e seducente.
Il loro mito probabilmente trae ispirazione dagli “Argonauti” (un gruppo di eroi che, sotto la guida di Giasone, sulla nave Argo, vanno alla ricerca del vello d’oro), ma in molte rappresentazioni coeve si fa riferimento a donne alate chiamate sirene. Omero, nella sua Odissea, ne parla come di cantatrici marine che abitano sulle isole di Scilla e Cariddi e che incantavano, facendo morire, i marinai di passaggio. Non vengono, però, descritte fisicamente probabilmente perché il pubblico al quale era destinata l’opera già aveva un’idea di come fossero fatte.
Confusione sulla figura della sirena si ha in epoca medioevale quando si
mischiano fra loro miti e leggende diverse uniti a cattive traduzioni dei testi.
In lingua inglese, ad esempio, si distingue fra le “Siren”, dal latino, e in
“Mermaid”, vergine del lago profondo e paludoso o dell’oceano.
Le Siren sono le creature alate di tradizione omerica, le Mermaid sono
degli spiriti acquatici mezzi umani e mezzi pesce.
Ma non solo la nostra civiltà ha conosciuto questa figura misteriosa, anche
altre come ad esempio quella siriana che identifica con la sirena un essere metà
uomo e metà cavallo, o in quella araba in cui si fa riferimento a mostri
abitanti il deserto.
Dobbiamo aspettare il VII secolo d.C. perché vengano descritte per la prima
volta come donne per metà pesce e con le caratteristiche con cui oggi le
conosciamo (« Sirenae
sunt marinae puellae quae navigantes pulcherrima forma et canto mulcendo
decipiunt et capite usque ad umbilicum sunt corpore virginali et humano generi
simillimae; squamos tamen piscium caudas habent, quibus semper in gurgite
latent » -- « Le sirene sono
fanciulle marine che ingannano i naviganti con il loro bellissimo aspetto ed
allettandoli col canto; e dal capo e fino all'ombelico hanno il corpo di vergine
e sono in tutto simili alla specie umana; ma hanno squamose code di pesce che
celano sempre nei gorghi »
).
Nonostante le diverse tradizioni e le diverse raffigurazioni le Sirene, da
sempre, rappresentano una figura incantatrice che induce le sue vittime a una
profonda tristezza e poi alla morte, sia che esse siano donne alate,
donne-pesce, mostri misteriosi che abitano il deserto.
Die Loreley
Ich weiß nicht was soll es bedeuten,
Dass ich so traurig bin;
Ein Märchen aus alten Zeiten,
Das kommt mir nicht aus dem Sinn.
Die Luft ist kühl und es dunkelt,
Und ruhig fließt der Rhein;
Der Gipfel des Berges funkelt
Im Abendsonnenschein.
Die schönste Jungfrau sitzet
Dort oben wunderbar;
Ihr goldnes Geschmeide blitzet,
Sie kämmt ihr goldenes Haar.
Sie kämmt es mit goldenem Kamme
Und singt ein Lied dabei;
Das hat eine wundersame,
Gewaltige Melodei.
Den Schiffer im kleinen Schiffe
Ergreift es mit wildem Weh;
Er schaut nicht die Felsenriffe,
Er schaut nur hinauf in die Höh.
Ich glaube, die Wellen verschlingen
Am Ende Schiffer und Kahn;
Und das hat mit ihrem Singen
Die Lore-Ley getan.
Lorelei
Io non so che voglia dire
che son triste, così triste.
Un racconto d'altri tempi
nella mia memoria insiste.
Fresca è l'aria e l'ombra cala,
scorre il Reno chetamente;
sopra il monte raggia il sole
declinando all'occidente.
La bellissima fanciulla
sta lassù, mostra il tesoro
dei suoi splendidi gioielli,
liscia i suoi capelli d'oro.
Mentre il pettine maneggia,
canta, e il canto ha una malia
strana e forte che si effonde
con la dolce melodia.
Soffre e piange il barcaiolo,
e non sa che mal l'opprima,
più non vede scogli e rive,
fissi gli occhi ha su la cima.
Alla fine l'onda inghiotte
barcaiolo e barca...Ed ahi!
Questo ha fatto col suo canto
la fanciulla Lorelei.
Heinrich Heine, Die Loreley