nel cuore del Karakorum
Diecimila chilometri quadrati,
alcune delle montagne più alte e suggestive al mondo, tra cui il K2, i
Gasherbrum, il Broad Peak, ma anche le Torri di Trango o la terribile eleganza
verticale del Masherbrum, e poi ancora storia, cultura, flora e fauna uniche
come lo schivo e magnetico leopardo delle nevi: è il Central Karakorum National
Park, il parco realizzato anche grazie alle collaborazione tra Italia e
Pakistan, che include alcuni dei luoghi più straordinari della terra.
Il coinvolgimento dell’Italia
parte da molto lontano. Il primo a immaginarlo e a sognarlo fu infatti Ardito
Desio
quando, nell’ormai lontanissimo 1954, portò a termine la sua più grande impresa,
guidando la squadra di alpinisti che riuscì a conquistare il K2, la montagna
degli italiani. L’area è stata ufficialmente dichiarata Parco nel 1993, ma per
passare da un Parco disegnato sulla carta ad uno reale è necessario un piano di
gestione. È solo da marzo di quest’anno che è stato presentato, e per la prima
volta sottoscritto dal Governo del Gilgit Baltistan pakistano, il piano di
gestione del Parco più “alto” della Terra.
Il management plan, corposo documento di più di 350 pagine ricco di cartine e
informazioni preziose, è frutto di un lavoro di anni realizzato dal Comitato
EvK2CNR insieme alla Karakorum International University e alle istituzioni
locali e in particolare di due importanti progetti, Karakorum Trust e
successivamente SEED, finanziati nell’ambito della cooperazione internazionale
tra Pakistan e Italia. Il contributo di EvK2CNR, coinvolto fin dal 2009, è stato
di realizzare progetti di ricerca al fine di raccogliere i dati necessari per
costruire strategie di gestione di un Parco così complesso. Nella prima fase,
ormai conclusa, si è trattato di costruire mappature forestali, glaciologiche e
della biodiversità, creare una nuova cartografia, identificare le zone di
conservazione e mappare le voci e le aree a rischio. Insomma si è trattato di
realizzare una
sorta di fotografia del Parco oltre che di lavorare sul territorio alla
formazione del personale. Nella fase attualmente in corso e in pieno svolgimento
- sotto il coordinamento di Maurizio Gallo, responsabile del Comitato EvK2CNR
per le attività in Pakistan - quanto sviluppato viene condiviso con 135 comunità
locali, al fine di rendere il management plan effettivamente operativo sul
campo. Piano di gestione significa infatti ricerche, mappature, confini, zone ma
anche regole e processi che se non vengono condivisi con le popolazioni,
difficilmente possono essere adottati e quindi difficilmente possono garantire
la tutela e la conservazione del territorio.
La scelta realmente innovativa è stata quella di includere all’interno del
Parco, una zona che prevede regole di gestione che permettano alle popolazioni
locali di portare avanti le attività tradizionali secondo un’ottica di
sostenibilità. “Abbiamo sviluppato un progetto che mira a conservare un
territorio e al tempo stesso a migliorare la qualità di vita delle popolazioni
coinvolte. Abbiamo scelto di affiancare al classico approccio puramente
conservativo
un
approccio partecipato che permetterà di conservare il territorio ma anche di
promuovere le attività delle popolazioni locali quali allevamento, utilizzo dei
pascoli, utilizzo del legname, da cui dipende il loro reale sostentamento”
dichiara Franco Mari responsabile del progetto.
Agostino Da Polenza, presidente del comitato EvK2CNR, precisa “Si tratta di
un’area che comprende alcuni dei posti più belli del Pianeta, un’area da
tutelare. Al tempo stesso la gente che ci vive si sostiene con le risorse di
quel territorio, mi piace ricordalo in occasione della giornata mondiale
dell’ambiente dedicata quest’anno all’alimentazione. Il modello che abbiamo
realizzato tiene conto di questo, anzi mira a garantire e migliorare la qualità
di vita e dell’alimentazione delle persone coinvolte. Sono sicuro che questo
modello potrà essere esportato anche in nuove aree".