Margherita Hack si è spenta questa notte in un ospedale di Trieste, città nella
quale risiedeva ormai da
diversi
anni, dopo che nel 1964 era divenuta titolare della cattedra di astronomia
dell’università del capoluogo giuliano – cattedra che tenne fino al 1992. Aveva
compiuto 91 anni il 12 giugno scorso. Nata a Firenze, laureata nel 1945 con una
tesi sulle Cefidi (una classe di stelle variabili), condusse all’osservatorio di
Arcetri le sue ricerche che la condussero ad occuparsi di spettroscopia stellare
che poi diventò il suo cavallo di battaglia. E’ stata la prima donna a dirigere
un osservatorio astronomico.
E’ stata una grande scienziata e una fine divulgatrice scientifica con i suoi
numerosi libri, le conferenze, le lezioni nei licei.
Notevole anche il suo impegno civile e politico. Nel 2005, fu candidata alla
Regione Lombardia nelle liste nel Partito dei comunisti italiani. Fu eletta, ma
rinunciò a favore del primo dei non eletti, l’attore Bebo Storti. Fu poi
candidata alle politiche nel 2005 e nel 2010 nel Lazio.
Il Galileo dedicherà ampio spazio a questo triste evento nella sua prossima
edizione che andrà on line a luglio. Intanto, riproponiamo ai nostri lettori
questa vecchia intervista, concessa da Margherita Hack ad un mensile
dell’università statale di Milano.
MARGHERITA FRA LE STELLE
di Magali Prunai
Terminato il liceo si iscrisse alla facoltà di lettere ma, dopo aver seguito la
prima ora di lezione, cambiò indirizzo e andò a fisica, la sua vera vocazione e
passione. Possiamo dire che questo cambio è stata la fortuna e la storia
dell’astrofisica nazionale e internazionale?
Semmai fortuna mia che lettere non mi piacque.
Perché studiare fisica e nello specifico astrofisica?
La fisica, in fondo, è ciò che governa tutto il mondo. Tutte le leggi fisiche
sono fondamentali per capire il mondo, la natura e il funzionamento di tutte le
cose. Dalla pentola di acqua che bolle alle fiamme del gas che diventano gialle
se ci si butta del sale sopra. Sono tutti fenomeni fisici.
Cos’è l’universo per un’astrofisica del suo livello?
L’universo è tutto ciò che esiste, l’importante è riuscire a capire come è
fatto, cosa sono le stelle, cosa sono i pianeti, le forze che li muovono, ovvero
la forza gravitazionale, che le stelle brillano grazie alle reazioni nucleari
che avvengono al loro interno, che l’universo si evolve continuamente e tutti i
corpi che lo costituiscono si formano, invecchiano e alla fine muoiono. Possiamo
dire che è una geografia in grande scala che ci permette di capire a fondo
l’ambiente in cui viviamo.
Rispetto agli studenti e ai giovani della sua generazione come vede l'interesse
e l'approccio a questa particolare materia nel nuovo millennio?
Oggi c’è molta più possibilità dal punto di vista della ricerca, ci sono
strumenti che ai miei tempi sembravano fantascienza e si conosce molto di più
dell’universo, ma allo stesso tempo c’è ancora molto da scoprire, come la
materia oscura o l’energia oscura. Tutto sommato ora è più appassionante lo
studio dell’universo, anche perché è una completa palestra di fisica. In
passato, soprattutto nel XIX secolo, l’astronomia consisteva più che altro nel
misurare i moti delle stelle, invece oggi è fisica. Noi applichiamo tutte le
branche della fisica per capire la struttura dei corpi celesti ed è molto più
interessante di una volta.
“Un pianeta è un corpo celeste che è in orbita intorno al Sole, ha sufficiente
massa perché la sua stessa gravità gli faccia assumere una forma sferica e abbia
puliti i dintorni della sua orbita.” Con questa definizione i delegati
all’Assemblea generale dell’Unione astronomica internazionale hanno declassato
Plutone da pianeta a “pianeta nano”.
Cosa significa? Adesso cambierà qualcosa nel mondo dell’astrofisica
internazionale?
Si tratta di una nuova categoria di pianeti. Recentemente è stato scoperto
“Xena”, un pianeta poco più grande di “Plutone” che si trova ad una distanza
doppia dal “Sole” e probabilmente se ne scopriranno tanti altri ancora più
lontani. Hanno delle caratteristiche un po’ diverse dagli altri pianeti, sono
molto più piccoli, hanno orbite più allungate ed è stato deciso di chiamarli
“nano-pianeti” e sono stati messi tutti in serie “B” come la “Juventus”….
Molte di queste ricerche le dobbiamo al telescopio Hubble?
Non solo, ma anche a tutti gli altri satelliti che ci sono che
speculano nei settori dei raggi gamma, di quelli “X”, dell’infrarosso, e
ai grandi telescopi a terra: sono tutti complementari. Il telescopio spaziale
Hubble ha soprattutto permesso di vedere gli oggetti più lontani.
Trova che i mass media ci propongano un mondo un po’ troppo fantascientifico
rispetto alle effettive conoscenze e al lavoro di ricerca degli scienziati?
Spesso la fantasia galoppa, lo si vede anche dai titoli dei giornali. Ho letto
recentemente che fra 20 anni sapremo se esistono gli extraterrestri oppure no,
quando più di una volta è stato detto che molto probabilmente scopriremo, anche
prima di 20 anni, grazie ai grandi telescopi in progetto, altri pianeti simili
alla Terra dove la vita è possibile. Questo non vuol dire che troveremo gli
extraterrestri.
Nel 1997, lei è andata in pensione e da allora non ha più avuto un momento
libero. Scrive libri di divulgazione scientifica, tiene conferenze in tutta
Italia e addirittura è stata candidata da un partito di centro sinistra alle
regionali in Lombardia. Niente più ricerca?
Ho un gruppo di lavoro internazionale che si occupa delle stelle chimicamente
peculiari le quali hanno delle anomalie di composizione chimica, ma soprattutto
faccio divulgazione.
Se dovesse spiegare la sua materia ad una persona completamente digiuna di
scienza…
Farei degli esempi presi dalla vita di tutti i giorni, che in fondo è regolata
dalla scienza anche se i più non se ne rendono conto. Tutto quello che noi
conosciamo è arrivato nel corso dei secoli dall’esperienza della vita comune e
pian piano ci siamo resi conto delle ragioni per cui questo succede.