Il signore degli anelli
Ipotesi sulla pioggia che cade
sul pianeta Saturno
di Irene Prunai
È il sesto pianeta in ordine di distanza dal Sole e insieme a Giove, Urano e
Nettuno è classificato come gigante gassoso. Saturno è un pianeta del sistema
solare composto per il 95% da idrogeno. Il suo nucleo, formato da silicati e
ghiacci, è ricoperto da uno strato di idrogeno metallico. Ciò che lo rende
speciale è quella sessantina di lune che gli orbitano intorno, tra le quali
Titano è l’unica ad avere un’atmosfera significativa, e un vistoso sistema di
anelli. Sono proprio questi ad aver ultimamente catturato l’attenzione di alcuni
scienziati dell’università di Leichester grazie all’osservazione di immagini
riprese dall’osservatorio M.W. Keck delle Hawaii. Lo studio rivela che una
pioggia costante precipita nell’atmosfera di Saturno. Si tratta con tutta
probabilità di particelle di acqua dotate di carica elettrica provenienti dai
suoi anelli, composti per lo più da ghiaccio, che precipitano dall’orbita
attratte dal forte campo magnetico del pianeta. I dati di questa ricerca,
pubblicati su Nature, dimostrano che la composizione e la temperatura degli
strati più alti dell’atmosfera del pianeta sono influenzati da questa incessante
pioggia. Forse la scoperta di questo fenomeno ci aiuterà a scoprire l’origine
degli anelli e il meccanismo che li tiene insieme.
Saturno visto dalla sonda Cassini
Perché piove?
La ionosfera viene caricata dalle radiazioni solari che interagiscono con il
campo magnetico del pianeta. In questo modo si formano delle zone che hanno la
capacità di attirare le particelle di acqua cariche. La pioggia così cade su
Saturno e a sua volta interagisce con la ionosfera neutralizzando quella sorta
di bagliore che si osserva con la spettrometria a infrarossi e rendendo visibile
delle zone nere in corrispondenza degli anelli. In parole semplici è come se
questa pioggia spegnesse la ionosfera del pianeta. Questo fenomeno condiziona
fortemente la temperatura e la composizione dell’atmosfera di Saturno e la sua
interazione con gli anelli forse porterà gli scienziati a capire come si sono
formati. Attualmente ci sono due teorie che tentano di spiegarne la nascita: una
sostiene che gli anelli sono ciò che resta di un sistema molto più grande che
piano piano si è eroso, l’altra ritiene che siano invece strutture giovani e
soggette a meccanismi di erosione molto veloci. Per capire chi ha ragione c’è
ancora molto studio, ma intanto la pioggia continua a cadere.
Il pianeta bizzarro
È l’ultimo dei pianeti visibili a occhio nudo. Conosciuto fin dall’antichità, il
primo a osservare la sua strana forma fu Galileo Galilei nel 1610. Inizialmente
non riuscì a risolvere la sua figura e ipotizzò che fosse accompagnato da altri
due corpi sui lati. Con le osservazioni successive e con lenti sempre più
sofisticate notò diversi aspetti che lo portarono a ribattezzarlo “il pianeta
bizzarro”. Nei suoi schizzi arrivò a pensare anche alla presenza di alcuni
anelli tangenti la superficie del pianeta.
Il primo a intuire la natura anulare dei corpi visti da Galileo fu l’astronomo
olandese
Christiaan
Huygens,
che scoprì anche la luna Titano. Nel 1675 Giandomenico Cassini individuò la
suddivisione tra gli anelli che ancora oggi porta il suo nome.