Storia di un conclave
di Magali Prunai
Il pardinale protodiacono annunzia l'elezione del Papa
Un nome importante e carico di significato se pensiamo al più famoso Francesco
della storia della Chiesa, S. Francesco d’Assisi, che con il suo voto di povertà
portò una ventata di rinnovamento e rivoluzione nella Chiesa dell’epoca.
S. Francesco viveva in assoluta povertà e a contatto con la natura per poter
essere più vicino a Dio in ogni sua forma. Un concetto rivoluzionario per una
Chiesa impostata su caste e carrierismi personali, come era quella dell’epoca.
Ma quello che vi è di più straordinario nell’elezione di Papa Francesco è che il
conclave non è seguito alla morte di un altro Papa, bensì alla sua abdicazione.
A metà del mese di febbraio 2013 la comunità cristiana di tutto il mondo, il
cosiddetto popolo di Dio, e non solo, è rimasta attonita davanti a una notizia
che inizialmente sembrava una burla: il Papa, Benedetto XVI, lascia il suo
regno. Si dimette, come hanno detto in molti, abdica, come è più giusto dire dal
momento che si tratta di un monarca.
A dare la notizia è proprio Benedetto XVI durante un suo discorso tenuto in
latino nel bel mezzo di un concistoro. Lascia perché stanco. Il Papa, che
racchiude in una sola figura un doppio ruolo (quello temporale e quindi di
sovrano di uno Stato, e quello spirituale in quanto capo della Chiesa cattolica,
successore di Pietro e rappresentante di Dio in terra), rinuncia al suo incarico
per via della sua debolezza umana, stanchezza e vecchiaia, a causa della quale
rischia di non poter più governare la barca di Pietro.
Scelta legittima a norma del “Codex iuris canonici” ex canone 332, ma poco
condivisa da numerosi teologi. Nel momento in cui il pontefice eletto accetta il
suo incarico cambia la sua sostanza e non può più tornare indietro: “chi diventa
Pietro non può tornare ad essere Simone”.
Il codice di diritto canonico, comunque, contempla questa possibilità nella
seconda parte del canone 332. Il Papa può abdicare purché la sua rinuncia sia
libera e debitamente manifestata. Non deve essere accettata dal momento che non
esiste una figura gerarchicamente superiore al Papa.
Pronunciata la rinuncia cosa accade? Dato che non siamo in presenza di una morte
la procedura da seguire nel periodo di sede vacante è leggermente diversa.
La Chiesa è senza governo e bisogna eleggerne uno nuovo. Normalmente si svolgono
prima i funerali e poi si apre una vera e propria fase politica di
contrattazione fra i diversi cardinali. L’elezione del nuovo pontefice non potrà
svolgersi prima di 15 giorni dall’inizio della sede vacante e non oltre i 20
giorni. Data la straordinarietà del caso il Papa stesso ha stabilito che il
Conclave potesse aprirsi prima dei 15 giorni, pertanto il 12 marzo scorso 115
cardinali elettori si sono chiusi all’interno della Cappella Sistina, dopo aver
prestato giuramento di non rivelare quanto accade all’interno pena la scomunica.
Inizia così il Conclave, dal latino chiuso.
I cardinali che non hanno compiuto gli 80 anni di età al momento dell’inizio
della sede vacante sono considerati cardinali elettori e possono eleggere a Papa
qualsiasi battezzato, anche laico, di sesso maschile, dotato di ragione e che
non sia eretico o scismatico.
Papa Francesco saluta i fedeli convenuti in Piazza San Pietro
Ma come si elegge il nuovo Papa? Il primo giorno i cardinali pregano, prestano
giuramento e, una volta pronunciato l’”erga omnes”, ovvero il fuori tutti, le
porte della Cappella Sistina si chiudono e, in un’atmosfera carica di simbologia
dai profili molto medioevali, si deciderà il nuovo capo spirituale della Chiesa.
Presumibilmente chiusi dentro la Sistina i cardinali discuteranno finché non si
arriva al momento del primo voto. Le schede di votazione vengono subito bruciate
in una stufa insieme a una sostanza
che colorerà il fumo che uscirà dal comignolo in piazza S. Pietro: bianca se è
stato eletto il Papa, nera se ancora lo Spirito Santo non ha illuminato la mente
e la mano dei cardinali.
In caso di fumata nera dopo il primo giorno di votazione la procedura prevede
che per i tre giorni successivi si voti quattro volte, due la mattina e due il
pomeriggio, e si viene eletti con una maggioranza di almeno i due terzi dei
presenti e votanti. Se non si giunge a elezione allora vi saranno sette scrutini
per tre volte intervallati da pause. Dopodiché si va a ballottaggio fra i due
cardinali che hanno ottenuto il maggior numero di voti e viene eletto Papa colui
che ottiene la maggioranza dei due terzi dei presenti e votanti esclusi
dall’elettorato attivo i due cardinali rimandati a ballottaggio, così come
stabilito da Benedetto XVI nel 2007.
Eletto il Papa la fumata sarà bianca, tutti coloro che si trovano in quel
momento a Roma, un po’ perché incuriositi e un po’ perché vogliono sapere chi
sarà la loro nuova guida spirituale, correranno in piazza S. Pietro a urlare
“viva il Papa” finché non verrà aperta la finestra e il cardinale protodiacono
non dirà “annuntio vobis gaudium magnum;
habemus Papam: Eminentissimum ac Reverendissimum Dominum, Dominum Georgium
Marium Sanctae Romanae Ecclesiae Cardinalem Bergoglio qui sibi nomen imposuit
Franciscum”.