Habemus Papam: Francesco
Ore 16.09 del 13 marzo 2013: fumata bianca
Il
cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio
è il 265esimo
successore di Pietro
Discende da una famiglia di emigranti italiani
Inequivocabile il colore della fumata che si
alza dal comignolo della Cappella Sistina: è bianca. Il
265esimo successo di Pietro è stato eletto. Sono le 19.09 del 13 marzo
2013 e le campane delle chiese di tutto il mondo suonano a stormo. Circa un’ora
più tardi, si affaccia alla loggia centrale della Basilica Vaticana il cardinale
protodiacono, il francese Jean-Louis Pierre Touran a dare l’annuncio
dell’elezione
(foto a destra) e a comunicare il nome
del nuovo papa, il cardinale Jorge Mario Bergoglio, 77 anni, argentino, gesuita,
oriundo italiano. Suo nonno, piemontese, emigrò in Argentina a fine 800. Dopo
studi di chimica e poi umanistici entrò nella Compagnia di Gesù. Fu ordinato
sacerdote a 33 anni. Ha compiuto studi umanistici in Cile e in Argentina ha
conseguito la laurea in filosofia e in teologia. E’ stato professore e rettore
del collegio massimo e della facoltà di filosofia e di teologia. Nel 1992,
Giovanni Paolo II lo nominò arcivescovo ausiliare di Buenos Aires, nel ‘97
divenne coadiutore e nell’anno successivo fu titolare. Per sei anni è stato
presidente della Conferenza episcopale argentina.
Di lui si dice che non utilizzasse né auto blu
né autisti. Preferisce spostarsi in metropolitana, comunque con i mezzi pubblici
o a piedi, con il famoso “cavallo di san Francesco”!
Conflittuale il suo rapporto con i vertici del
suo paese al tempo della dittatura militare come oggi tant’è che il messaggio di
saluto della presidente argentina Cristina Kirchner
è estremamnte formale ed è arrivato tra gli ultimi. Obama lo ha salutato come
“papa dei poveri”, il presidente Napolitano è rimasto colpito dalla sua
semplicità. Fra i messaggi venuti da ogni parte del mondo, quello di Raoul
Castro.
Nel suo saluto ai fedeli, in Piazza San Pietro,
ha chiesto di pregare per lui, di pregare perché sia all’altezza del compito al quale è
stato chiamato.
In lui si ripongono molte speranze per un
rilancio della Chiesa Cattolica e del dialogo interreligioso, ma soprattutto per
mondare la curia, per raddrizzare tutte le storture che la travagliano da
diversi anni. E il nome che ha scelto, Francesco, che evoca semplicità, povertà
e grande fede, lascia bene sperare.
Il saluto di papa Francesco ai fedeli
La prima benedizione Urbi et Orbi