Importante scoperta sul Vesuvio e a Vulcano

Individuati due nuovi minerali

la  d’ansite-(Mn) e  la d’ansite-(Fe)

 

 

Nostra intervista a uno dei ricercatori

del gruppo che ha fatto la scoperta

 

di Giuseppe Prunai

 

Un nuovo minerale, la “d’ansite-(Mn)” è stato scoperto in un campione raccolto in una delle fumarole del Vesuvio (foto sotto il titolo). nel lontano 1926 e conservato nel museo della sede storica dell’Osservatorio Vesuviano. La sua foto al microscopio elettronico è stata pubblicata sulla copertina del mese del dicembre scorso del Mineralogical Magazine. Un altro nuovo minerale, la “d’ansite-(Fe)”, è stato rinvenuto nell’Isola di Vulcano.

Uno dei conduttori della ricerca sulla d’ansite-(Mn) è stato Massimo Russo, laureato in Scienze Geologiche e Dottore di Ricerca in Scienze della Terra (foto a fianco). Lavora come tecnologo presso l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, sezione di Napoli, Osservatorio Vesuviano, dove si occupa di sorveglianza geochimica dei vulcani attivi e dello studio delle fasi solide alle emergenze delle fumarole e dei minerali vulcanici in generale. È autore di numerose pubblicazione in tema e coautore di due libri su “I Minerali del Somma-Vesuvio” del 2004 e su “Vulcano: tre secoli di mineralogia” del 2011 entrambi editi dall’Associazione Micromineralogica Italiana”. È fondatore e Presidente del Gruppo Mineralogico Geologico Napoletano e fondatore e Consigliere dell’Associazione Micromineralogica Italiana, di cui è stato anche Vicepresidente.

Il Galileo lo ha intervistato.

 

Dott. Russo come si è arrivati ad identificare questo minerale?

Lo studio che conduco da anni presso l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, sezione di Napoli,| Osservatorio Vesuviano, alla identificazione di specie minerali ha portato alla scoperta di una nuova specie per il Vesuvio. Si tratta di un minerale Località Tipo, in poche parole di una novità a livello mondiale. Il campione era presente in una “vecchia” collezione custodita nel nostro museo. Si tratta di saggi raccolti da una fumarola del Vesuvio del 1926 da Alessandro Malladra (Curatore del Reale Osservatorio Vesuviano dal 1914 e Direttore dal 1927 al 1935), e conservati in un barattolo di vetro sigillato con la cera.

 

Perché questo nome d'ansite-(Mn), che, per il profano, suona un po’ insolito e come si colloca nella classificazione mineralogica?

Il nome d’ansite fu dedicato a suo tempo al Prof. Jean D’Ans (1881-1969) mineralogista tedesco, studioso della chimica dei depositi salini presso la Technical University di Berlino, per un nuovo minerale trovato in Austria nelle miniere di sale nei pressi di Innsbruck. Si tratta di un solfato contenente cloro, sodio e magnesio. Quello che abbiamo trovato al Vesuvio è una d’ansite contente manganese al posto del magnesio. Per tanto il nome originale resta, si aggiunge solo il suffisso. Lo stesso vale per quella trovata all’Isola di Vulcano in cui il ferro è al posto del magnesio.

 

Quali sono le sue caratteristiche?

Entrambe le specie provengono da fumarole a temperatura mediamente alta, 350°C per il minerale del Vesuvio e 300°C per quella di Vulcano. Si tratta di sublimati, di minerali che si depositano alle emergenze delle fumarole direttamente dalla fase gassosa. Bisogna dire che la possibilità di ulteriori rinvenimenti della specie vesuviana è piuttosto remota, in quanto sia le condizioni termiche sia la composizione chimica dei gas, attualmente, sono ben diverse da quelle del lontano 1926. Discorso diverso per la specie di Vulcano, rinvenuta recentemente sulle fumarole.

 

La d’ansite-(Fe) rinvenuta a Vulcano

 

Osservando la foto, sembra di scorgere un cristallo a forma di tetraedro: quali sono le sue caratteristiche cristallografiche e quali le sue dimensioni?

In effetti si tratta di un tetraedro un po’ più complesso: tristetraedro per quello del Vesuvio. I cristalli sono incolori e delle dimensioni massime di 0.2 mm. Per quello di Vulcano, si tratta di cristalli complessi monometrici di colore biancastro, anche questi non più grandi di 0.2 mm.

 

Nel Mineralogical Magazine si dice che è stato trovato in una fumarola del Vesuvio e nell’isola di Vulcano è stato rinvenuto un altro campione che ritengo trattarsi di una varietà del primo. A questo punto è logico pensare che nelle viscere della terra ci siano ancora tante cose di cui ignoriamo l’esistenza?

No le due specie non si possono considerare varietà della d’ansite tipo. L’International Mineralogical Association (IMA) ha da molto tempo eliminato il concetto di varietà. Se una specie è accettata dalla commissione esaminatrice acquista lo status di specie valida. Per quanto riguarda la scoperta di minerali di cui ignoriamo l’esistenza, posso dire che la stessa IMA ogni anno registra centinaia di nuove specie sconosciute, ciò è dovuto al fatto che le strumentazioni di analisi diventano sempre più sofisticate e precise e arrivano alla visualizzazione di cristalli sempre più minuti. Per tanto si apre un altro mondo di scoperte. Anche tra i nostri studi ci sono diverse potenziali nuove specie che stiamo studiando. (nella soto a sinistra, la copertina del Minearological Magazine dedicata alla scoperta).

 

Quanto è durata la ricerca?

Non è tanto il tempo della ricerca quello che conta. Si tratta individuare cristalli adatti alle analisi, capire la struttura cristallografica e la composizione chimica; tutto dipende anche dalla semplicità o la difficoltà nel risolvere i quesiti; inoltre c’è il tempo tra la presentazione dei dati e l’accettazione della commissione che si riunisce periodicamente per validare le nuove specie. Il lavoro di ricerca è comunque frutto di una ben rodata pluriennale collaborazione tra il nostro Istituto e il Dipartimento di Chimica dell’Università degli Studi di Milano.

 

 Il Galileo