La visita alla casa di Galileo

scatena vecchi ricordi fiorentini

legati ai primi studi sulle microonde

e alla riflessione delle onde radio sulla superficie lunare

 

Il cannocchiale, praticamente il simbolo di Galileo

 

di Giuseppe Prunai

Dico al tassista di potarmi alla villa  di Galileo “Il Gioiello”.  Risposta: “ Qual è l’indirizzo?”.

“Guardi è poco dopo l’osservatorio di Arcetri”.

“Per favore, indirizzo e numero civico”, brontola quel personaggio che ignora l’ubicazione dei luoghi storici della città.

Scartabello il programma della visita UGIS (Unione giornalisti italiani scientifici) e realizzo che Il Gioiello si trova al numero 42 di via del Pian de’ Giullari, una zona solitaria sopra Piazzale Michelangelo, dove, spesso e volentieri, si appartano i giovani fiorentini. Finalmente arriviamo accolti dai nostri ciceroni, Valeria d’Ambrosio e Pietro Centorino.

Prima tappa d’obbligo la vigna di Galileo, un bellissimo pergolato che troneggia in mezzo ad un giardino che, anche se non  grandissimo, è di tutto rispetto. I due ciceroni ci fanno ammirare le orchidee che  crescono spontaneamente (le hanno chiamate le stelle di Galileo) e i due gattini che hanno trovato ospitalità nel cavo di un albero.

Il cortile della villa

 

Quello che colpisce è il silenzio, appena rotto dal rumore di qualche rara auto di passaggio, e il panorama che si ammira dal muro di cinta. Sulla destra Firenze, sulla sinistra la vista sulla campagna che degrada  giù fino a San Martino a Soffiano dove, un tempo, era la villa di Giovanni  Spadolini e, in una vicina fattoria dismessa, la sede dello SMA, Segnalamento marittimo aereo, un’azienda specializzata nella produzione di radar,  poi acquisita dalla Galileo. Spadolini si arrabbiava con quelli dello SMA perché, quando provavano i radar, non riusciva a vedere la TV.

Il piano terra della villa è occupato dai pannelli di una mostra su svariati argomenti scientifici. Spicca fra tutti, la riflessione delle onde radio sulla superficie lunare. Si tratta, ovviamente, di microonde che assicurano una trasmissione a grande distanza in radiotelegrafia non modulata  (A1)  ma anche in fonia a banda laterale unica, SSB (Single side band). In cosa consiste la SSB? Si tratta di questo. La modulazione è una corrente sinusoidale, ovviamente irregolare. Un circuito sopprime una delle due semionde e con quella restante si modula il trasmettitore. In tal modo si riduce a metà il calo di potenza dovuto alla modulazione. In fase di ricezione, la semionda mancante verrà ricostruita da un apposito circuito del ricevitore.

La cucina di Galileo

Del resto, le microonde sono nate a Firenze. Furono i radioamatori fiorentini, raggruppati nel cosiddetto Club delle Ondine, che ogni sera comunicavano fra di loro prima, sui 72 Megahertz  (circa 5 metri di lunghezza d’onda),  poi sui 144 MHz (circa 2 metri) e poi sui 450 MHz (circa 70 centimetri di lunghezza d’onda). Le difficoltà per realizzare trasmettitori e ricevitori per quelle frequenze erano allora notevoli. Difficile fare oscillare a quelle frequenze una normale valvola elettronica, un triodo. La soluzione era l’uso di un’apposita valvola cosiddetta cornuta perché sulla sommità del bulbo aveva due cappellotti collegati direttamente ad anodo e griglia. Si chiamava CV6, costava una tombola ed era introvabile. Ben presto i radioamatori, gli OM, cominciarono ad utilizzare le normali valvole  della serie Octal, alle quali toglievano lo zoccolo in bachelite saldando direttamente al circuito i fili di trame di uscivano dal bulbo di vetro. In questo modo, si riducevano al minimo le perdite di alta frequenza.

Per utilizzare la riflessione lunare si utilizzavano delle antenne paraboliche, anche queste fatte in casa. Si  prendeva un ombrello con il bastone di metallo. Si toglieva la tela  parapioggia che si sostituiva con la carta stagnola utilizzata in cucina per conservare i cibi in frigorifero. Al puntale dell’ombrello si saldava un morsetto orientabile per fissare il tutto alla ringhiera di un balcone, sul fuoco della parabola  si posizionava un dipolo

I piatti con lo stemma di famiglia

 

Con questo marchingegno si riusciva a fare dei collegamenti a lunga distanza utilizzando la luna come fosse un satellite artificiale per telecomunicazioni.

Ben presto, le microonde  tanto VHF (Very high frequency) che UHF (Ultra high frequency) attirarono l’attenzione degli studiosi e fu proprio a Firenze che, per iniziativa di un fisico, il prof. Nello Carrara, sorse il centro per lo studio delle microonde i cui primi collaboratori furono i radioamatori del Club delle ondine. Senza volerlo, aprirono la strada alle trasmissioni TV in VHF, prima, in UHF, poi e, infine, alla TV diretta da satellite

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Altro aspetto della cucina

Tornando alla villa di Galileo, ben diverso è il piano inferiore, con dei mobili di pregio, chissà se realmente appartenuti a Galileo, e una serie di piatti e vassoi con lo stemma di famiglia dei Galilei. La suggestione è grande. Si ha sempre l’impressione di vedere aprirsi una porta ed entrare Galileo, con in mano il suo cannocchiale con il quale effettuò numerose scoperte astronomiche.

Da aggiungere che Galileo si ritirò in questa casa dopo l’abiura fatta per non rischiare la fine di Giordano Bruno che, come noto, fu arso vivo a Roma, in Campo de’ Fiori..

Il Galileo