per i Paesi in via di sviluppo
di Bartolomeo Buscema
I cambiamenti climatici, la crescita demografica, l'agricoltura industriale e un
maggiore consumo di carne stanno esacerbando, a livello planetario, la carenza
d'acqua proveniente dalle zone umide, dai bacini forestali, dai laghi, fiumi e
falde acquifere. Una persona su quattro non ha accesso all'acqua potabile, e se
non si fa nulla nel 2050 saranno quasi una su due. A livello globale,
l’agricoltura e gli allevamenti sono responsabili di circa il 70% di tutta
l’acqua dolce utilizzata. Basti pensare che per produrre un chilo di carne sono
necessari fino a 15.000 litri di acqua. Sono dati che spingono ad adottare
metodi di produzione alimentare a risparmio idrico, come la coltura idroponica,
l’irrigazione a goccia e a ridurre le ingenti perdite dei sistemi di
distribuzione idrica nei settori residenziale e agricolo. Basti pensare che solo
negli Stati Uniti d’America si perdono lungo le condotte idriche quasi 1.000
miliardi di galloni d’acqua l’anno. Un quadro allarmante, corroborato dai vari
rapporti delle Nazioni Unite che mettono
in guardia sul rischio di fenomeni migratori dovuti alla mancanza di
acqua, per non parlare delle guerre tra nazioni per accaparrarsi l’oro blue. E’
risaputo che il controllo delle risorse idriche è stato da sempre motivo di
conflitti prolungati che ancora coinvolgono l’Afghanistan, il Burkina Faso, il
Camerun, l’Etiopia, tanto per citarne alcuni. Quali le soluzioni, dunque?
Cominciamo con la tradizionale desalinizzazione dell’acqua di mare che, grazie
agli attuali sedici mila impianti funzionanti in tutto il mondo, fornisce circa
settantotto milioni di metri cubi di acqua il giorno. Giova, pero, ricordare che
tale processo ha qualche criticità legata sia allo scarico in mare di salamoia
tossica sia alle emissioni di gas serra dovute al consumo di combustibile
fossile per azionare le pompe idrauliche per il processo di osmosi inversa.
Negli ultimi anni si sono affacciati sul mercato alcune tipologie di impianti di
dissalazione di contenute capacità produttive che sfruttano l'evaporazione
dell'acqua tramite opportuni collettori solari e la condensazione dell’umidità
dell’aria. Quest’ultima è una vecchia pratica che ora è resa più efficiente da
nuovi apparati che utilizzano materiali innovativi, tra cui biossido di titanio,
zeoliti e biopolimeri.
E’ una tecnologia promettente se si pensa che nel primo strato di atmosfera si
nasconde una quantità idrica pari a sei volte la portata di tutti i fiumi della
Terra. Una modalità intelligente
e a basso costo per produrre
piccole quantità d’acqua dall’aria nelle abitazioni
consiste nell’utilizzo di un particolare lucernario, brevettato
dall’architetto neozelandese Henry Glogau,
che sfrutta l’energia solare
per illuminare di giorno in maniera
naturale l’interno delle case e al contempo
per desalinizzare l’acqua del mare per evaporazione e successiva
condensazione; di notte per produrre energia elettrica
tramite batterie che utilizzano il sale che si è separato dall’acqua.
Sono piccoli dispositivi che possono trovare applicazione su larga scala
nei Paesi poveri del mondo i cui abitanti hanno il diritto
all'acqua come sancito dalla risoluzione dell’ ONU del 28 luglio 2010
che ,per la prima volta nella storia , associa tale diritto alla dignità
della persona. La risoluzione,
purtroppo, non è cogente. Il nostro auspicio è che essa possa diventare al più
presto vincolante per garantire a tutti un'acqua potabile a prezzi economici. E’
un’altra grande sfida futura dalla quale non possiamo esimerci.
Fonte:WEB