DIE WEIßE ROSE: LA RESISTENZA TEDESCA

 

 

Di Magali Prunai

 

“Uno spirito forte, un cuore tenero”, questo era il motto della piccola e breve resistenza tedesca attiva in Germania dal giugno 1942 a febbraio 1943 quando alcuni dei principali organizzatori vennero arrestati, processati e ghigliottinati.

Nel breve periodo di vita il gruppo, organizzato soprattutto a Monaco, distribuì in alcune delle maggiori città tedesche e austriache sei opuscoli nei quali si invitavano i tedeschi a prendere coscienza della disastrosa situazione della Germania e a ribellarsi al potere distruttore di Hitler e del nazionalsocialismo.

Il 18 febbraio 1943 un gruppo di studenti dell’Università “Ludwig Maximilian” di Monaco di Baviera posizionò in punti strategici una serie di volantini nell’università stessa e fece cadere dall’alto altrettanti volantini sulle teste degli studenti al loro ultimo giorno di lezione.

I responsabili, i fratelli Scholl, vennero immediatamente individuati, bloccati e consegnati alla Gestapo da uno zelante bidello che venne acclamato quasi come un eroe da studenti e professori perfettamente allineati con il regime.

Dopo quattro giorni di interrogatori e torture, dal 18 al 21 febbraio, i due fratelli ammisero la loro responsabilità assumendosela pienamente e affermando di aver agito da soli. Nel frattempo venne arrestato anche un altro membro della Rosa Bianca, Christoph Probst, che venne processato il 22 febbraio insieme ai due fratelli dal  Volksgerichtshof (Tribunale del Popolo) e condannato a morte, dopo un processo sommario durato circa 5 ore, per decapitazione per aver “incitato al sabotaggio dello sforzo bellico e degli armamenti, e al rovesciamento dello stile di vita nazionalsocialista del nostro popolo, (gli imputati) hanno propagandato idee disfattiste e hanno diffamato il Führer in modo assai volgare, prestando così aiuto al nemico del Reich e indebolendo la sicurezza armata della nazione.”

L’omicidio dei tre giovani, perché di questo si tratta, venne eseguito immediatamente nel tentativo da parte del regime di stroncare definitivamente qualsiasi tipo di rivolta.

La piccola resistenza visse braccata ancora per qualche mese quando, ad aprile del 1943, altri esponenti furono arrestati e condannati anch’essi alla decapitazione. Altri ancora, ritenuti di aver finanziato economicamente la Rosa Bianca e di aver costituito un fondo di sussistenza per la vedova e gli orfani di Christoph Probst, vennero arrestati e condannati al carcere con pene oscillanti fra i sei mesi e i 10 anni. Alla fine della guerra quelli ancora detenuti vennero liberati dalle truppe americane.

Il piccolo tentativo di resistenza tedesca fallì miseramente, forse perché i suoi membri peccarono troppo d’ingenuità, di quella ingenuità utopica tipica dei giovani. Molto probabilmente il motivo per cui non riuscì a organizzarsi seriamente su tutto il territorio tedesco fu perché non riuscì o comunque non tentò mai neanche di entrare in contatto con gli alleati per ottenerne l’appoggio, come non cercò mai di contattare le organizzazioni di lotta dei paesi occupati dalle truppe tedesche a differenza dei partigiani italiani o francesi. Si potrebbe obiettare a questa affermazione sostenendo che la Rosa Bianca voleva essere un’organizzazione pacifica, che invitata il popolo germanico alla riflessione. Ma in guerra e in condizioni così particolari come quelle della Germania dell’epoca una semplice riflessione non sarebbe mai bastata.

A distanza di 43 anni, nel 1986, alle soglie della caduta del muro di Berlino (1989), venne creata la fondazione “Die Weisse Rose” da superstiti e parenti e amici dei componenti giustiziati con lo scopo di promuovere la conoscenza storica del movimento di resistenza antinazista tedesco.

 

 

Nella foto in alto, il ricordo dei fratelli Scholl nell'atrio dell'università; nella foto in basso, il ritratto di Sophie Scholl, in un francobollo commemorativo tedesco

 

IL GALILEO