In margine al pensiero di Georg Simmel
all’uomo di oggi
di Magali Prunai
Apparire, immotivato senso di superiorità e inettitudine: così potremmo adeguare
agli anni che stiamo vivendo le teorie dell’uomo metropolitano di Georg Simmel
(1858-1918) che, fra il 1885 e il 1900, pubblicò i suoi studi sull’uomo moderno
e i suoi comportamenti.
Simmel evidenziava come l’uomo di oggi, inteso come l’epoca in cui lui scriveva,
trasferendosi a vivere in contesti urbani più ampi, abbandonando le piccole
realtà, sia man mano diventato più freddo, distante ed egoista. Ciò che contava
era solo il denaro, portando il metro di giudizio sull’altro solo a un aspetto
quantitativo e non qualitativo. Per l’uomo metropolitano, continuava Simmel,
mostrare ciò che si possiede è di vitale importanza perché sinonimo di agiatezza
economica anche se in cambio di quel bene esclusivo e costoso si è digiunato per
settimane.
L’uomo moderno, l’uomo dei primi del ‘900, considerava più importante avere che
essere. Insomma, niente di nuovo sotto al sole.
E’ passato più di un secolo dalla pubblicazione degli studi di Simmel e le cose
sono solo peggiorate.
Nel tempo si è confusa la parità e la sua ricerca con l’ostentazione e si è
passati dal voler affermare la propria uguaglianza a una disperata ricerca di
superiorità, attraverso beni tangibili e deperibili e lasciando indietro cultura
e intelligenza.
Ma se ai primi del ‘900 per apparire ci si indebitava fino all’inverosimile,
oggigiorno basta, forse, una foto sui “social”, non per forza autentica, per
attirare cuoricini e “like” e sentirsi superiori al mondo. L’idea di fondo è che
attraverso l’ostentazione di sé si inneschi un sentimento di invidia che, in
apparenza, fa sentire meglio.
Ecco, se Simmel studiasse l’uomo di oggi penso si concentrerebbe soprattutto sul
suo bisogno di sentirsi superiore e distante dal mondo. Apparire non tanto, o
meglio solo attraverso le possibilità economiche, che siano effettive o frutto
di feroci indebitamenti poco importa, ma apparire attraverso i “social”.
Circondati da amici virtuali e “followers”, si passa la propria esistenza in
solitaria, vivendo i momenti di svago con lo stesso stress di una giornata
lavorativa, impegnati a fotografarsi e a fotografare tutto e tutti per
dimostrare la verità del momento. Non c’è tavolata in pizzeria, non c’è
monumento in una città d’arte, non c’è un museo, un teatro, un concerto in cui
non facciano capolino tanti cellulari che fotografano e riprendono.
La vita vissuta attraverso lo schermo di un cellulare. La realtà e la finzione
che si fondano insieme, rendendoci incapaci di capire cosa è vero e cosa no.
Cosa è possibile e cosa è fantasia.
Influenzati dagli “influencer”, persone che mettono in pubblico la propria vita,
gioia e dolori, 24 ore al giorno, pagati per rappresentare la propria vita, o
uno specchio di essa, come un’esistenza romantica, fantastica e perfetta che
tutti vorrebbero e che tutti cercano.
L’uomo di oggi cerca lo stesso cibo, le stesse scarpe, lo stesso gioiello che ha
visto navigando in rete. L’uomo moderno, figlio e nipote di quell’uomo che
lottava contro l’omologazione e che condannava chi teneva i figli più di quattro
ore davanti al televisore, passa la sua esistenza attaccato a un dispositivo
digitale, ingobbito, con la vista guastata dagli schermi e ingrassato dalla vita
sempre più sedentaria, è diventato il campione perfetto del conformismo. Dove
tutti sono uguali, con le stesse cose e da soli.
L’uomo moderno dichiara di volere un mondo migliore, economicamente più sicuro e
culturalmente stimolante, ma poi non lo cerca. Lo aspetta.
L’uomo moderno vuole un mondo sano, privo di inquinamento e con aria più pulita.
Ma non fa nulla per diminuire i livelli di inquinamento della sua città.
L’uomo moderno vuole la Pace, senza guerre e dove tutti i bambini hanno scarpe,
vestiti, giocattoli e la pancia piena. Ma poi è aggressivo e non si interessa
del prossimo, se non per copiare qualche atteggiamento o modo di essere.
L’uomo moderno si fa un “selfie” alla manifestazione per la Pace, fa un video di
10 minuti condannando l’inquinamento di Milano e poi passa oltre, prenota le
vacanze, dove l’ “influencer” di viaggi ha appena passato un mese mostrando
tutte le attività non turistiche che offre la località. Fa la spesa, comprando
certe marche per fare beneficenza come ha sentito dire in un “reel”, e continua
la sua esistenza, da dietro lo schermo di un telefono, da solo, sognando una
vita perfetta, senza dolore ma anche senza gioia.