I primi cent’anni dell’Aeronautica Militare Italiana

Dalle prime “macchine volanti”

ai jet delle Frecce tricolori

 

 

di Paolo Negrelli

 

In una società che insegue il mito della longevità, cento anni di vita restano un traguardo importante.

A spegnere il così alto numero di candeline è stata, lo scorso 28 marzo, l’Aeronautica Militare Italiana: l’arma “giovane”, l’ultima a divenire indipendente e a completare l’organigramma delle nostre forze armate.

Il 28 marzo 1923, infatti, con l’emanazione del Regio Decreto n. 645, Vittorio Emanuele III ne sanciva la costituzione a cui seguirà, nell’agosto del 1925 la creazione del Ministero dell’Aeronautica e nel gennaio 1926 la nascita dello Stato Maggiore, affidato al Gen. Pier Ruggero Piccio, terzo asso italiano durante la Grande Guerra e medaglia d’oro al Valor Militare.

La neonata forza armata raccolse l’eredità delle squadriglie operanti nel primo conflitto mondiale – di cui ne proseguirà la tradizione – e fece suo lo spirito pionieristico di quel periodo il cui apice, all’epoca, era rappresentato dall’impresa dei tenenti Arturo Ferrarin e Guido Masiero i quali, a bordo di biplani SVA 9 e accompagnati dai rispettivi motoristi Gino Cappannini e Roberto Maretto, tra il febbraio e il maggio 1920, con un volo a tappe raggiunsero Tokyo partendo dall’aeroporto romano di Centocelle.

Il regime fascista vide nell’Aeronautica un mezzo per esaltare i propri ideali di superiorità.

Nel 1929 la nomina a ministro di Italo Balbo, egli stesso pilota, contribuì all’espansione dell’Arma e a farle vivere il suo “periodo d’oro”. In quegli anni, gli aviatori e i mezzi italiani infransero numerosi record, tra i quali quelli per le lunghe distanze – con le crociere oceaniche guidate dallo stesso Balbo, e che porteranno gli idrovolanti italiani a solcare i cieli del nord e del sud America – di velocità media e massima, nonché di altitudine. Saranno inoltre gli anni delle sfide della “Coppa Schneider”, ambito trofeo di velocità per idrovolanti a lungo conteso tra Italia e Gran Bretagna, con i velivoli italiani a fare la parte del leone in numerose edizioni.

L’avvento della Seconda Guerra Mondiale mise in luce l’impreparazione della Regia Aeronautica ad affrontare un conflitto contro avversari dotati di un’industria aeronautica più moderna.

Entrati in guerra con equipaggiamento spesso obsoleto o comunque rapidamente sorpassato, i piloti della Regia si batterono con onore, riportando anche numerose vittorie.

L’8 settembre 1943 vide l’Arma dividersi, come avvenne per le altre forze armate, tra chi decise di mettersi al servizio dell’Italia liberata e chi restò fedele al regime. Nacquero l’Aeronautica Cobelligerante Italiana e l’Aeronautica Repubblicana Nazionale, che combatterono aspramente fino alla fine del conflitto nel maggio del 1945.

Ricostituita nel dopoguerra con la nascita della Repubblica, l’Aeronautica ha acquisito l’attuale denominazione mentre il simbolo, che racchiude gli stemmi di quattro delle principali squadriglie che ne hanno segnato la storia e il motto “Virtute Siderum Tenus” (“Con valore verso le stelle” – n.d.r.) sarà concesso solo nel 1970.

L’attuale missione dell’Aeronautica è quella del presidio e della difesa dei cieli nazionali, fornendo inoltre mobilità alle altre forze armate e alla protezione civile. I velivoli italiani sono, da anni, in prima linea per portare aiuti nelle zone colpite da catastrofi naturali, nel trasporto di organi e materiale sanitario urgente nonché di pazienti in gravi condizioni di salute.

In ambito NATO ed internazionale, gli uomini e i mezzi dell’AMI contribuiscono alla sicurezza dei cieli europei, e hanno partecipato ad azioni belliche nel corso della Guerra del Golfo (1990) e del conflitto dei Balcani (1996).

In onore del centenario dalla costituzione lo Stato Maggiore, d’intesa col Ministero della Difesa e di altri organi della PA, ha dato vita ad un calendario ricchissimo di eventi, molti dei quali ad oggi ancora in svolgimento.

Convegni, mostre, presentazioni di testi a tema aeronautico ma anche, immancabili, i cosiddetti “open day”, che hanno portato numerosi visitatori all’interno degli aeroporti e delle basi dell’Aeronautica.

Il trimotore Savoia Marchetti S 79, detto "il gobbo maledetto" impiuegato come bombardiere nella seconda guerra mondiale

Ricchissimo anche il programma di volo, che vede la Pattuglia Acrobatica Nazionale “Frecce Tricolori” impegnata in un serrato calendario che, tra sorvoli ed esibizioni, la porterà a solcare i cieli delle principali città italiane.

Apice dei festeggiamenti è stata la manifestazione aerea svoltasi sul campo volo di Pratica di Mare, presso Roma, che lo scorso 16 e 17 giugno ha visto la partecipazione dei velivoli attualmente operativi e di numerose “vecchie glorie” – tra cui un esemplare di FIAT G. 91, di Lookheed F-104 “Starfighter” e di un rarissimo bombardiere Caproni Ca. 3 risalente al Primo Conflitto Mondiale – molte delle quali riportate in condizioni di volo grazie all’opera di privati e del personale dell’”Arma azzurra”.

Mentre quest’anno di festa e celebrazioni per le donne e gli uomini con l’”aquila turrita” (uno degli elementi presenti nel simbolo – n.d.r.) si avvia al termine, si guarda già ai prossimi cento anni.

Il monomotore Ambrosini S7 con l quale era equipaggiata lapattuglia acrobatiuca nazionale prima di passare ai jet

Gli scenari internazionali in continua evoluzione, il conflitto russo-ucraino e i venti di guerra che sovente spirano dal Mar Cinese Orientale, rappresentano una sfida per le forze armate e l’Aeronautica in particolare, che sta affrontando attraverso l’ammodernamento della propria flotta e il costante addestramento del proprio personale.

Prosegue, inoltre, in collaborazione con l’ESA (European Space Agency) l’opera di selezione del personale idoneo all’addestramento quali astronauti, in vista delle future missioni spaziali europee.

Uno dei primi jet in dotazione all'Aeronautica militare italiana

 

Il Galileo