di Magali Prunai
Vi siete mai chiesti, soprattutto in periodo natalizio, come san Giuseppe avesse
accettato la storia dello Spirito Santo, della moglie incinta ancora prima del
matrimonio per volere di Dio e l’avere un figlio non suo destinato a grandi
cose?
Avrà accettato senza porsi domande o avrà affrontato un qualche tipo di crisi?
La domanda se l’è posta anche la compagnia teatrale Quarto Bivio Lab e la
risposta è diventata il monologo Ioseph.
Ioseph, Giuseppe di Nazareth, è un falegname, uomo devoto e intelligente,
innamorato di Miriam e che accetta di sposarla contro tutto e tutti, anche se
lei è già incinta.
L’amore dell’uomo è talmente forte da imporre il matrimonio di mercoledì, il
giorno in cui si sposano le vergini. Il giovedì si riunisce il tribunale e i
mariti possono invalidare i matrimoni, ma lui, convocato col chiaro intento di
indurlo al ripudio della moglie, a testa alta rivendica il suo rispetto per la
donna e per il figlio che porta in grembo.
Ioseph è un uomo che ama e per amore riconosce un bambino non suo, al quale
vorrà bene come sangue del suo sangue e carne della sua carne.
Perché alla fine il padre è colui che cresce, non per forza colui che dà la
vita.
Ioseph è un uomo pieno di dubbi e di paure, alterna momenti di grande coraggio
ad altri di timore. Ioseph è padre, è lavoratore, è cittadino e straniero, è
santo e peccatore. Ioseph è uomo.
Ioseph è uomo quando prende in braccio un fagotto, un neonato che chiamerà Gesù
ed è uomo quando da quel primo sguardo capirà che lui è il padre anche se non ha
contribuito al suo concepimento, che lui lo crescerà, che lui lo educherà, che
lui lo proteggerà.
Ioseph è padre e insegna al figlio il suo mestiere, perché prosegua la
tradizione di famiglia.
Ma Ioseph è anche un uomo che ha paura. Ha paura a vivere in un mondo, e a
crescerci un figlio, dove un popolo ne opprime un altro.
Perché dalla nascita di quel figlio Ioseph non è più solo uomo, marito,
falegname ma prima di tutto è padre.
Ioseph è un lungo monologo scritto e interpretato dal giovanissimo attore Paris
Pesantes Moràn, ideato e diretto da Giulia Quercioli e Vito Marco Sisto e messo
in scena da Quarto Bivio Lab, un’associazione culturale nata nel 2022 a opera di
otto aspiranti attori che hanno creato un luogo-non luogo per incontrarsi,
incrociarsi, per creare insieme. Un progetto artistico e culturale che ha
incontrato piena realizzazione con Ioseph.
Ioseph è tutti noi e attraverso le sue riflessioni, a metà tra il sacro e il
profano, ci troviamo e ci definiamo come esseri umani. Nella nostra vita siamo
tutti chiamati a fare una scelta e a decidere se essere Ioseph o se essere tutti
quelli che non lo vogliono padre, cittadino, lavoratore.
Ioseph è stato rappresentato una sera di pioggia di inizio primavera in una
chiesa a Casoretto, a Milano, ma che chi scrive spera di poter vedere presto in
scena in tanti altri luoghi.