Giovanna Gabetta, Lo struzzo energetico, Primula editore, 13 euro. Recensione di
Valeria Fieramonte
E’ un dialogo a distanza tra un’ingegnera e un Ammiraglio quello orchestrato da
Giovanna Gabetta, un po' sulla
falsariga
di Leopardi, e anche di Laura Conti, per parlare di scelte energetiche e del
tremendo impatto che hanno sulla vita di noi tutti.
Il libro che lo contiene è intitolato ‘Lo struzzo energetico’, Primula editore.
Si sa che io che lo recensisco non ho alcuna simpatia per la lobby del fossile,
che certo era stata avvisata degli effetti sul clima già negli anni ‘50, senza
minimamente occuparsi d’altro che non sia stato il proprio guadagno.
Ma in questo caso la proposta di discussione è molto intelligente e interessante
e dunque vale la pena di riassumere le principali considerazioni ivi contenute.
Giovanna ha lavorato come ingegnere dell’Eni per molti anni e dunque sa di che
cosa parla, e prende le mosse dal discorso che un ammiraglio americano, Hyman
Rickover, vicecapo dell’ufficio per le navi e i sottomarini a propulsione
nucleare (Dipartimento della
Marina Militare), che nel 1957 , nel Minnesota, a un convegno di medici fece il
punto sulla situazione energetica e cercò di prevedere l’andamento delle risorse
petrolifere lungo il restante corso del secolo e anche oltre.
L’ammiraglio partì da una considerazione: “Viviamo in quella che gli storici
potrebbero un giorno chiamare l’era dei combustibili fossili: oggi petrolio,
carbone e gas naturale forniscono il 93% dell’energia che si consuma nel mondo;
l’energia idroelettrica rappresenta solo l’1% e il lavoro di uomini e animali
domestici il restante 6%.”
Appena un secolo prima, nel 1850, il lavoro di uomini e animali era il 94%,
mentre si usava solo il 5% delle energie fossili.
Cosa si può dire oggi? Si chiede Giovanna: i combustibili fossili rappresentano
l’82% del consumo totale di energia (sono lievemente diminuiti, ma molto poco),
il lavoro umano e animale non viene più calcolato perché considerato irrilevante
(a me pare già di per sé un grave errore), e l’idroelettrico è passato al 6%: ma
nel 2021 la produzione è diminuita per via della siccità, perché esso dipende
fortemente dal clima e dunque anche dai cambiamenti climatici.
Nel frattempo la popolazione della terra è quasi triplicata, la quantità di
energia consumata nel mondo è aumentata moltissimo, è addirittura sestuplicata.
La produzione di energia nucleare ha troppi effetti collaterali per essere presa
in considerazione (ma questo è un mio pensiero, non dell’autrice), il suo uso
era iniziato attorno al 1960 e le centrali attuali sono tutte piuttosto vecchie,
mentre le fonti di energia rinnovabile hanno iniziato ad essere usate con molto
ritardo, attorno al 2000, sebbene abbiano già largamente sopravanzato le
centrali nucleari nella produzione di energia a scopi civili, e purtroppo non
sono ancora sufficienti a coprire neanche un terzo del fabbisogno.
Usare le energie fossili è un po' come avere un esercito di schiavi meccanici: “
ogni macchinista di treno con la sua locomotiva controlla un’energia equivalente
a quella di 100mila uomini, e - sostiene l’ammiraglio -, l’americano più umile
gode dei servizi di più schiavi di quelli che un tempo erano proprietà dei
nobili più ricchi, e vive meglio della maggior parte dei Re antichi.”
Gli schiavi energetici non dormono, non mangiano e non si lamentano, ma
purtroppo lasciano dietro di sé inquinamento e rifiuti. Ma a questo in genere
non facciamo caso: pensiamo a loro tanto quanto all’azoto che inspiriamo, cioè
mai.
« L’energia a buon mercato ha migliorato molto la qualità della nostra vita, -
dice Giovanna Gabetta, ma negli ultimi 30 anni abbiamo bruciato un terzo di
tutta l’energia fossile da quando è stata scoperta, migliaia di anni fa.
Dall’epoca, meno di un secolo, in cui abbiamo iniziato a usare in modo
importante i combustibili fossili, gli esseri umani hanno usato più energia che
in tutti i precedenti 300mila anni di storia dell’homo sapiens.. Se pensiamo
alla mortalità infantile o all’aumento della durata della vita, non c’è un’epoca
migliore di questa per vivere la vita. Anche nei paesi più poveri oggi la
mortalità infantile è paragonabile a quella dei paesi europei negli anni ‘30 e
‘40, e non c’è nessun paese con una speranza di vita alla nascita inferiore ai
50 anni.»
Il tenore di vita di cui godiamo è in parte dovuto alla grande efficienza dei
combustibili fossili: per misurarla si usa il termine EROI ( Energy Return Over
Invested).
EROI è il rapporto tra energia ricavata e energia investita. Più EROI è alto,
ovvero più energia si ricava dall’investimento, più è conveniente usare quel
tipo di energia, dato che, per produrre energia, bisogna comunque avere energia
a disposizione.
Ora la produzione di petrolio è diventata più costosa, i nuovi giacimenti sono a
grande profondità, anche oltre i 3000 metri sotto il mare, e dunque occorre
usare più energia per avere energia. Come un serpente che si morde la coda.
Attualmente anche la maggior parte dell’Asia e dell’Africa sta superando i
livelli di povertà, e c’è chi ha diviso la popolazione mondiale in 4 gruppi: 1)
circa 800 milioni di persone sotto il livello di povertà 2) quasi 4 miliardi di
persone che mangiano a sufficienza, hanno una casa e qualche trasporto 3) due
miliardi di persone che stanno bene 4) 800 milioni di persone che sta benissimo,
genere più di una automobile, case molto belle eccetera.
Secondo l’ideatore dello schema, che si chiama Pamini ed è svizzero, la
globalizzazione è una cosa buona. Ma in questa logica di crescita continua, come
si potrà contrastare un cambiamento climatico pericolosissimo per tutta la
specie umana, e anche le altre specie viventi? E come si potrà fare fronte alla
carenza di materie prime?
In molti paesi l’unica salvezza è ancora l’agricoltura manuale intensiva: e non
è detto che ciò non capiti anche qui, o tra gli 800 milioni che starebbero
benissimo, al netto dei sempre più numerosi poveri già in essere, che
smentiscono già da ora l’assunto numero 4.
L’instabilità a livello mondiale sta aumentando, e siccome non si è provveduto
per tempo a trovare soluzioni il più possibile indolori, le emergenze si
accumulano tutte assieme. ( Questo però è il pensiero di chi scrive).
Come già aveva notato Malthus oltre due secoli fa, la vita è un fenomeno
pervasivo, e ci saranno sempre più bocche da sfamare di quante non siano le
risorse. Questo ragionamento non piacerebbe a Marx, che giustamente parlerebbe
di distribuzione ingiusta e ineguale, ma in epoche in cui si rimette in
discussione persino il controllo delle nascite, mentre viaggiamo sempre più in
fretta verso i 10miliardi di esseri umani,
sarà bene ricordarlo.
I combustibili fossili sono stati creati dall’energia solare 500 milioni di anni
fa, ci sono volute
intere ere geologiche per produrli, e per di più non si possono neppure usare
tutti, tenuto conto che un aumento del consumo porterà al disastro.
Dal 2010 circa inoltre, è in commercio lo shale oil che ha effetti di
inquinamento ancora più devastanti e costa di più in termini di estrazione.
Come mai un metodo di estrazione più costoso è servito
a mantenere i prezzi più bassi? Si chiede
Gabetta. Serve forse a ritardare la necessaria riconversione energetica?
Mi chiedo invece io, riflettendo su queste strane regole di mercato….
A tutto il 2018, un miliardo e 400 milioni di mezzi di trasporto utilizzavano
combustibili fossili.
Ai tempi di Rickover gli autobus potevano girare solo coi fili, ma oggi ci sono
le batterie, che non è detto non si possano miniaturizzare sempre di più, come è
avvenuto anche per i calcolatori, per esempio. E’ spesso un fatto dovuto
semplicemente a come si indirizza la ricerca scientifica: se a puri fini di
profitto oppure con preveggenza.
La metafora usata da Giovanna, per
indicare, almeno, che le risorse della terra andrebbero usate con più attenzione
e parsimonia e che il cambiamento climatico dovrebbe avere la priorità, più che
gli struzzi tira in ballo le rane: le tapine, quando vengono messe in pentola
per esser bollite, sentendo lievemente aumentare il calduccio non si
preoccupano, e quando vorrebbero saltare fuori dalla pentola è ormai troppo
tardi e non ne sono più capaci.
L’autrice del libro, citando Donella Meadows, che per il Club di Roma negli anni
‘70 fece la ricerca intitolata : ‘ I limiti dello sviluppo’ ( grande successo
editoriale, nessun effetto pratico), conclude così: «
ma la risorsa più scarsa non è il petrolio, i metalli, l’aria pulita, il
capitale, il lavoro o la tecnologia. È la nostra volontà di ascoltarci l’un
l’altro e di cercare la verità piuttosto di dimostrare a tutti i costi che
abbiamo ragione».
Prima di finire lessata, la rana deve riuscire a fuggire dalla pentola: quanto
agli struzzi, sostantivo che in italiano si declina al maschile, per ora hanno
un evidente trattamento di favore.
***
Ottorino Orlandini : Memoriale di una
vita e tre guerre (1900-1969) - Un cattolico ex seminarista, pacifista,
sindacalista e partigiano in armi; a cura di: Paolo Gizdulich; Pagine: 272;
Prezzo: 18 €
«Le guerre sono sempre una cosa sporca… Le ho sempre odiate e per tre volte mi
ci sono trovato immischiato. E non perché sono stato richiamato; sono sempre
stato volontario, ingenuamente e stupidamente volontario.»
Il libro contiene trentadue episodi realmente vissuti da Ottorino Orlandini,
nato a Lorenzana (Pisa) nel 1896 da famiglia contadina, di formazione clericale.
Volontario alla Grande Guerra, iscritto al Partito Popolare e a Giustizia e
Libertà, sindacalista delle Leghe Bianche dal 1919, fu perseguitato dal fascismo
e fuggì in Francia e poi in Spagna, dove combatté contro il franchismo.
I fatti sono presentati nell’ordine emotivo di chi si lascia trasportare dai
ricordi, sganciati da un rigoroso ordine cronologico ma incardinati nei passaggi
cruciali della vita, riportando in ordine sparso anche personali critiche sulle
ragioni di vincitori e vinti. Viene data un’ampia testimonianza della situazione
europea di quegli anni, con spaccati non solo di battaglie ma anche di vita
quotidiana, alternati a riflessioni morali, sociali e sindacali sul periodo
precedente la Liberazione in Europa e osservazioni sugli anni Sessanta, l’epoca
in cui il testo fu scritto.