Il terremoto approda in tribunale
Una lettera dell’ISSO
(International Seismic Safety Organization)
a sostegno della sentenza dell’Aquila
(g.p.) Ha fatto discutere la sentenza dell’Aquila con la quale i sette
componenti della Commissione grandi rischi della Protezione civile sono stati
condannati a sei anni ciascuno per aver dato ai residenti avvertimenti
insufficienti sul rischio sismico.
A Franco Barberi, Enzo Boschi, Mauro Dolce, Bernardo De Bernardinis, Giulio
Selvaggio, Claudio Eva e Gianmichele Calvi è stata irrogata una pena superiore
alle richieste della pubblica accusa che aveva proposto quattro anni. I sette
sono stati ritenuti colpevoli di omicidio colposo plurimo e lesioni colpose.
Per loro è scattata
l’interdizione perpetua dei pubblici uffici ed inoltre dovranno corrispondere
7,8 milioni di euro quale risarcimento danni più le spese di giudizio delle
parti civili che ammontano a centomila euro.
Resa pubblica la sentenza, molti scienziati, dirigenti della Protezione civile e
soloni vari si sono stracciate le vesti, gridando all’oscurantismo,
all’antiscienza scomodando anche il
processo a Galileo. Poi sono spuntate fuori alcune intercettazione telefoniche
che la dicono lunga sul comportamento criminale di alcune persone.
In
attesa della motivazione della
sentenza, non resta che interpretarne la ratio che potrebbe essere questa: se
non è possibile prevedere un terremoto, sia pure con una larga approssimazione,
non è neppure possibile escludere che ciò avvenga. Tertium non datur.
In pratica, il tribunale non ha punito le imprecisioni della scienza, cioè
l’impossibilità di dire con certezza che in un certo giorno, ad una certa ora,
in quella zona si verificherà un terremoto catastrofico, bensì la volontà di
alcuni uomini di negare l’evidenza ammettendo la possibilità concreta di un
evento del genere in un giorno imprecisato, probabilmente abbastanza vicino.
Già prima del rinvio a giudizio dei componenti la Commissione grandi rischi, un
gran numero di scienziati aveva indirizzo al presidente della repubblica
Napolitano una lettera di protesta sulla base di false informazioni. Chiarita la
vicenda,
l’ISSO (International Seismic Safety Organization) ha inviato una nuova missiva
al presidente Napolitano, per fare chiarezza ed esporre la propria posizione.
La pubblichiamo testualmente. Ogni commento ci sembra inutile.
Egregio Signor Presidente,
siamo molto preoccupati per le forvianti informazioni diffuse da alcune
organizzazioni scientifiche, da alcune riviste e da alcuni quotidiani sulla
sentenza di condanna in primo grado dei membri della “Commissione Grandi Rischi”
(Commissione Nazionale per la Previsione e Prevenzione dei Grandi Rischi, CGR)
italiana, che si riunirono a L’Aquila il 31 marzo 2009.
La disinformazione su tale argomento ha deliberatamente indotto la comunità
scientifica e l’opinione pubblica a ritenere erroneamente che le motivazioni del
rinvio a giudizio dei componenti della CGR consistano nell’aver essi “fallito
nel prevedere il terremoto”; questa interpretazione erronea può influenzare la
comunità scientifica e l’opinione pubblica contro una sentenza pronunciata nel
nome del popolo italiano.
Una lettera firmata da oltre 5.000 esponenti della comunità scientifica
internazionale era stata inviata alla Sua attenzione già prima del rinvio a
giudizio, sulla base di questo falso assunto.
Abbiamo osservato, con disappunto, che tale erronea posizione persiste anche ora
che il processo al Tribunale de L’Aquila, lungo e doloroso, ha portato alla
condanna in primo grado di tutti i componenti della CGR. Ci sembra che coloro
che hanno preso posizione contro la sentenza non abbiano capito, e forse neppure
letto, le motivazioni dell’accusa, dimostrando, fra l’altro, assai poco rispetto
per il sistema giudiziario italiano. Noi, invece, siamo convinti che la sentenza
abbia messo in luce delle precise responsabilità dei componenti della CGR, che
sono stati accusati non per non aver saputo prevedere il terremoto, bensì per
aver voluto convalidare una previsione di “non rischio” in corso, nonostante
alcuni di questi scienziati avessero precedentemente pubblicato articoli in cui
sostenevano il contrario sulla situazione a L’Aquila. Inoltre, la mancanza
d’indipendenza di giudizio della CGR, che ha rilasciato dichiarazioni in linea
con il Dipartimento della protezione civile (situazione desumibile
dall’intercettazione telefonica pubblicata sul sito web de La Repubblica),
dimostra che il rapporto tra il mondo della ricerca e le istituzioni preposte
alla salvaguardia della popolazione deve essere rivisto. Il processo è stato
pubblico ed è accuratamente documentato nei registri giudiziari.
La documentazione processuale già disponibile dimostra che non si è messa in
discussione, né tantomeno attaccata, la scienza. La Pubblica Accusa (le cui
argomentazioni sono esposte nella requisitoria scritta dei pubblici ministeri,
dott.ssa Roberta D’Avolio e dott. Fabio Picuti) è stata estremamente attenta e
chiara al riguardo, come può testimoniare chi era presente durante
il dibattimento. Lo scopo del processo è stato solo di accertare la verità, per
il trionfo della giustizia, non certo di intimidire la scienza. Questo
procedimento giudiziario, riguardante gli eventi de L’Aquila, costituirà un
riferimento, dal punto di vista giuridico internazionale.
Interpretandolo come un attacco alla scienza ed agli scienziati, i detrattori
dei suoi esiti travisano la realtà dei fatti. Noi crediamo, al contrario, che
tali esiti siano di estrema importanza per stimolare i ricercatori a “fare
scienza” in modo responsabile ed imparziale, in particolare quando si tratta di
indagare fenomeni naturali non prevedibili con precisione e suscettibili
di gravissime conseguenze quali sono i terremoti.
Siamo convinti che tutte le persone dotate di buon senso concorderanno sul fatto che gli scienziati,
inclusi i membri della CGR, sono tenuti a rispondere delle loro azioni in
modo responsabile – così come anche tutti gli altri professionisti – in materia
di protezione civile. È giusto che il rispetto e l’onore concessi loro dalla
comunità siano da essi ricambiati con un’attività svolta con integrità,
altruismo ed onestà. Non ci sentiamo per nulla minacciati nella nostra
professionalità dalla sentenza di condanna del Giudice Marco Billi del Tribunale
de L’Aquila. Essa non riguarda la scienza, non è una condanna alla
scienza. Siamo fortemente in disaccordo con chi paventa che, a seguito della
sentenza del tribunale de L’Aquila, gli scienziati, in futuro, avranno paura di
fornire la propria opera a supporto alla protezione civile. Riteniamo che una
tale infondata visione sia il risultato diretto dell’errata interpretazione
delle motivazioni dell’accusa e della sentenza di condanna che le ha
recepite. Pensiamo che la conclusione di questo tragico evento possa
rappresentare l’inizio di un percorso più virtuoso, dal punto di vista sia
scientifico che etico, per il futuro dell’Italia.
Affermiamo con enfasi che gli scienziati saranno, in futuro, più che disposti a
mettere al servizio della comunità la loro esperienza, usando maggiore
precauzione sia nell’analisi del rischio sia nella comunicazione alla
popolazione, soprattutto per la salvaguardia della sicurezza della popolazione,
alla quale dovranno essere comunque sempre comunicati, con onestà, i
limiti delle conoscenze scientifiche. Siamo fortemente in disaccordo con quelle
istituzioni scientifiche e con quei mezzi di comunicazione che continuano a
travisare, in modo irresponsabile ed irragionevole, i capi di accusa e la
sentenza del processo, influenzando il pubblico con infondati scenari.
Infine, sottolineiamo che, anche se i terremoti non sono prevedibili con
precisione, la politica della protezione civile può essere efficacemente
indirizzata anche dai risultati dei più recenti studi sia nel settore della
sismologia che in quello dell’ingegneria sismica, che tengano in
considerazione l’evento massimo atteso, che può essere stimato in modo
“robusto”, sia nel breve che sul lungo termine. In merito, alleghiamo a questa
lettera (che Le inviamo sia in italiano che in inglese) un documento (Position
Statement, pure sia in italiano che in inglese), sottoscritto da
esperti internazionali, che tratta della prevenzione dei disastri associati ai
forti terremoti. In ogni caso, al di là di ogni metodo, la scienza deve essere e
restare libera. Restiamo a disposizione per offrire il nostro contributo di
scienziati, per evitare che si ripetano in Italia, a seguito di futuri eventi
sismici, conseguenze catastrofiche come quelle verificatesi a L’Aquila.