Due sacerdoti romani

eroi della Resistenza

La loro vicenda il film “Roma città aperta” di Roberto Rossellini interpretato da Aldo Fabrizzi con al fianco Anna Magnani e lo sceneggiato televisivo La buona battaglia” interpretato da Flavio Insinna

 

di Giuseppe Prunai

Nell’articolo precedente, Luisa Monini ha rievocato la figura di Mario Pappagallo, giornalista e divulgatore medico-scientifico, scomparso nel luglio scorso all’ età di 68 anni. Nel suo breve scritto, la Monini accenna al fatto che Mario Pappagallo era pronipote di Don Pietro Pappagallo, il sacerdote ucciso dai nazisti alle Fosse Ardeatine, la cui figura, insieme a quella di don Giuseppe Morosini, ispirò il personaggio di Don Pietro, magistralmente interpretato da Aldo Fabrizzi, nel film Roma città aperta di Roberto Rossellini.

Due sacerdoti eroi della Resistenza, a Roma.

Il primo, don Pappagallo, del quale non abbiamo trovato una foto di pubblico dominio, aiutò i soldati italiani sbandati, i partigiani ed altre persone ricercate dal regime. Nell’istituto dove risiedeva, nascose alcuni ebrei e curò alcuni feriti nella  battaglia di Porta San Paolo. Il 29 gennaio 1944, fu arrestato dalle SS in seguito ad una delazione. Fu condannato a morte e trucidato alle Fosse Ardeatine il 24 marzo 1955. Aveva 56 anni. Fu l’unico sacerdote ucciso alle Ardeatine. Quando gli altri condannati a morte notarono la presenza di un prete, gli gridarono: “Padre benediteci”. Don Pappagallo riuscì a liberare le mani dai legacci che lo ammanettavano e alzò la mano destra impartendo a tutti la benedizione e l’assoluzione “in articulo mortis”.

In occasione del giubileo dell’anno 2000, Giovanni Paolo II incluse don Pappagallo tra i martiri della Chiesa del XX secolo. Al suo nome è intitolata la sezione dell’ANPI “Esquilino-Monti-Celio” di Roma. Nel gennaio 2012, dinanzi alla  casa che abitò in via Urbana “, a Roma, fu posta una pietra d’inciampo a lui dedicata.

Questa la motivazione della medaglia d’oro al valor civile, conferitagli dal presidente della repubblica Ciampi,  il 13 luglio1988:
«Sacerdote della Diocesi di Roma, durante l'occupazione tedesca collaborò intensamente alla lotta clandestina e si prodigò in soccorso di ebrei, soldati sbandati, antifascisti ed alleati in fuga dando loro aiuto per nascondersi e rifocillarsi. Tradito, fu consegnato ai tedeschi, sacrificando la sua vita con la serenità d'animo, segno della sua fede, che sempre lo aveva illuminato. Roma, 24 marzo 1944.

Don Pappagallo è stato riconosciuto Giusto fra le Nazioni.

La locandina dello sceneggiato su Don Pappagallo interpretato da Flavio Insinna

La sua vicenda ispirò uno sceneggiato televisivo della RAI,  “La buona battaglia - Don Pietro Pappagallo”, diretto da  Gianfranco Albano con Flavio Insinna, Ana Caterina Morariu, Paolo Briguglia, Ignazio Oliva, Vanni Corbellini. La sceneggiatura è stata scritta da Stefano Gabrini, Furio Scarpelli. I produttori esecutivi sono Matteo Levi, Roberto Levi.

Analoga la vicenda di don Giuseppe Morosini. Già cappellano militare, dopo l’8 settembre entrò nella Resistenza tanto come assistente spirituale ma anche procurando armi e vettovagliamenti. Era in contatto con la Banda Fulvi, comandata da un ufficiale dell’esercito, il tenente Fulvio Mosconi. Dopo avere ottenuto da un ufficiale della Wehrmacht, di stanza al comando tedesco, ospitato nel bunker sotterraneo del Monte Soratte, il piano delle forze tedesche sul fronte di Cassino lo passò agli Alleati. Denunciato da un delatore, Don Morosini fu arrestato e tradotto nel carcere romano di Regina Coeli. Nella sua cella era rinchiuso Epimenio Liberi, un commerciante di 23 anni che aveva partecipato allo scontro di Porta San Paolo ed era entrato nella Resistenza nelle file del Partito d’Azione. Sua moglie era in attesa del terzo figlio e don Morosini compose per il nascituro una ninna nanna. Ecccone il testo:

Sopra la culla del bimbo adorato

Una giovine madre canta beata

Al suo pargolo biondo la ninna nanna

C’è un castello di fate in riva al mare

C‘è un castello di Re sopra la terra

C’è una bionda regina fra le ancelle

C’è una dolce Madonna fra le stelle

Il castello del Re è la tua culla

E la bionda Regina è la tua mamma

Che con le fate ti ripete in coro

La più amorosa e dolce

Ninna nanna ninna nanna,

Ninna nanna dormi tesor,

Dormi amor

Sopra il tuo capo c’è la Madonna

Sopra il tuo cuore c’è il mio cuor”.

Il Liberi fu trucidato alle Fosse Ardeatine e non conobbe mai quel figlio.

Don Morosini fu più volte torturato e picchiato perché rivelasse i nomi dei compagni, ma lui tacque. Sandro Pertini, anch’egli detenuto a Regina Coeli, lo incontrò dopo un interrogatorio e lasciò questa testimonianza:

«Detenuto a Regina Coeli sotto i tedeschi, incontrai un mattino don Giuseppe Morosini: usciva da un interrogatorio delle SS, il volto tumefatto grondava sangue, come Cristo dopo la flagellazione. Con le lacrime agli occhi gli espressi la mia solidarietà: egli si sforzò di sorridermi e le labbra gli sanguinarono. Nei suoi occhi brillava una luce viva. La luce della sua fede. Benedisse il plotone di esecuzione dicendo ad alta voce: "Dio, perdona loro: non sanno quello che fanno", come Cristo sul Golgota. Il ricordo di questo nobilissimo martire vive e vivrà sempre nell'animo mio».

Il 22 febbraio 1944, don Morosini fu processato e condannato a morte, La sentenza fu eseguita a Forte Bravetta il 3 aprile successivo. Diversi componenti il plotone d’esecuzione spararono in aria o di lato e il sacerdote fu raggiunto da solo due  colpi di fucile non letali. L’ufficiale tedesco che comandava il plotone, in preda all’ira freddò il sacerdote con due colpi di pistola alla nuca.

Don Morosini aveva 31 anni.

Il 15 febbraio 1945, gli fu conferita La medaglia d’oro al valor militare alla memoria. Questa la motivazione:

         “Sacerdote di alti sensi patriottici, svolgeva, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, opera di ardente apostolato fra i militari sbandati, attraendoli nella banda di cui era cappellano. Assolveva delicate missioni segrete, provvedendo altresì all’acquisto ed alla custodia di armi. Denunciato ed arrestato, nel corso di lunghi estenuanti interrogatori respingeva con fierezza le lusinghe e le minacce dirette a fargli rivelare i segreti della Resistenza. Celebrato con calma sublime il divino sacrificio, offriva il giovane petto alla morte. Luminosa figura di soldato di

Cristo e della Patria”.

Roma, 8 settembre 1943 -3 aprile 1944.

Il personaggio di Don Morosini interpretato in Roma città aperta da Aldo Fabrizi. Nella foto sotto, l'altra interprete del film, Anna Magnani, in una drammatica scena

Anche la sua figura ispirò il personaggio di don Pietro nel film di Rossellini “Roma città aperta”, magistralmente interpretato da Aldo Fabrizi. Fra gli attori del film, un’indimenticabile Anna Magnani.

Il Galileo