Dalla Repubblica Cisalpina al Regno d’Italia

La prima Costituzione italiana

nel segno di Napoleone

 

di Magali Prunai

E’ il 1797, la rivoluzione francese è ancora fresca nelle menti degli europei che hanno colto l’occasione per iniziare ad alzare la testa ed esplorare quei moti rivoluzionari, latenti in ognuno di noi, per gridare al mondo libertà e uguaglianza.

I sigilli di Napoleone

E proprio prendendo spunto dal motto francese, figlio appunto della rivoluzione, “liberté, égalité, fraternité” (libertà, uguaglianza, fraternità), che dall’Italia del nord arrivò un grido di soccorso, accolto dal generale corso Napoleone Bonaparte che, portando a termine quella che poi è passata alla storia come la campagna d’Italia, sancì la sconfitta dell’impero austriaco, ricacciandolo indietro secondo quella volontà tutta francese di demolire le potenze monarchiche rappresentanti un regime ormai antico che la rivoluzione aveva spazzato via, o almeno aveva tentato. Si arrivò così a un accordo di pace, come alla fine di ogni guerra che si rispetti, firmato a Campoformido, Campoformio nella dicitura veneta, un piccolo centro del Friuli non lontano da Udine.

Fu così che il 29 giugno 1797 fu fondata la Repubblica Cisalpina, che comprendeva i territori dello Stato di Milano, la Repubblica Cispadana, Bergamo, Crema e, poco dopo, si aggiunsero anche Bologna, Ferrara e Ravenna. Milano fu proclamata capitale.

La nuova repubblica fu organizzata come la Francia, suddivisa in dipartimenti gestiti da un’amministrazione centrale composta da cinque membri che eleggevano i giudici di pace, i magistrati e gli elettori. Il potere esecutivo apparteneva al Direttorio, anche se al comandante delle truppe francesi rimaneva un potere assoluto su tutto il territorio.

La repubblica ebbe vita breve, dato che fu sciolta pochi anni dopo la sua nascita in seguito ad alcune sconfitte militari francesi. Ma dopo una nuova campagna d’Italia, nel 1802 fu fondata una nuova repubblica, questa volta chiamata italiana, con Napoleone presidente e Francesco Melzi D’Eril vicepresidente. Milano rimase capitale.

Il testo della costituzione

E fu così che, sulla falsa riga di quella francese, noi italiani, per lo meno quelli di una parte del nord Italia, conoscemmo per la prima volta una Costituzione. Un documento che non solo organizza in linea di principio uno Stato, ma che sancisce doveri e diritti inviolabili per tutti i suoi cittadini.

Dopo l’incoronazione di Napoleone a imperatore dei francesi nel 1804 e re d’Italia nel 1805, la repubblica cessò d’esistere e si trasformò in regno d’Italia. Scioltosi nel 1814, a seguito dell’abdicazione e poi esilio all’Elba di Napoleone, è oggi definito dagli storici come l’embrione del futuro regno d’Italia che si costituirà nel 1861.

Dopo alcuni disordini cittadini, che portarono al linciaggio del ministro delle finanze Giuseppe Prina, il controllo su Milano e su tutto il territorio dell’ormai defunto regno d’Italia fu preso in mano dall’Austria affidando la reggenza al feldmaresciallo Heinrich Johann Bellegarde.

Cessava così quel tentativo mal riuscito di libertà, il cui desiderio però non ha mai smesso di correre nelle vene e nelle braccia degli italiani tanto da portarli a combattere quelle famose tre guerre d’indipendenza che sfociarono, poi, in una sola Italia. Unita e indivisibile.

Il Galileo