Colpisce soprattutto i giovani creando paura per il futuro
di Bartolomeo Buscema
Oggi, stiamo acquisendo la consapevolezza che la nostra Terra è un sistema
complesso sia dal punto di vista economico sia da quello ambientale. In generale
un sistema complesso ha una caratteristica distintiva: superate certe soglie,
piccoli cambiamenti determinano stati di squilibrio irreversibili che innescano
preoccupanti scenari. È il caso del cambiamento climatico in atto, o meglio,
dell’emergenza climatica che è sotto i nostri occhi: la fusione dei ghiacci
artici, le ondate di calore, le inondazioni, l’aumento delle aree siccitose, e
così via. Principalmente per colpa dell’aumento del tasso di anidride carbonica
in atmosfera legata a una dissennata combustione delle fonti fossili. Se
proviamo a sfogliare l’ultimo rapporto dell’IPCC (Intergovernmental Panel on
Climate Change) scopriamo che le emissioni di anidride carbonica continuano
ancora crescere senza alcun segno di inversione di tendenza. Non siamo sulla
buona strada per limitare il riscaldamento a 1,5°C: le emissioni medie annue di
gas serra nel periodo 2010-19 sono state le più alte della storia dell'umanità.
È uno scenario a dir poco preoccupante che assume notevole rilevanza nella
fascia di età che comprende la preadolescenza e l’adolescenza. Avaaz,
un’organizzazione non governativa internazionale che promuove forme di attivismo
anche su tematiche climatiche, ha recentemente finanziato un’estesa ricerca
sull'ansia da cambiamento climatico nei bambini e nei giovani, intervistando
diecimila persone in diversi
nazioni del globo.
Dallo studio emerge che per il 45% degli intervistati l’ansia climatica
modifica nei giovani le normali attività tra cui il modo di giocare,
mangiare, studiare e dormire. Più di sette giovani su dieci
dichiarano di "avere paura del futuro". Infine il 58% risponde che i
governi "stanno tradendo le generazioni future". Purtroppo, pensiamo che l’ansia
climatica colpisca anche noi adulti i quali sperimentiamo preoccupazione e
frustrazione per la continua incapacità dei governi mondiali di rispondere con
la dovuta urgenza . Insomma, quest’ansia diffusa che purtroppo non è solo legata
all’emergenza climatica deve essere in qualche modo controllata. Ma come?
Innanzitutto collocarla nella giusta prospettiva, ad esempio, creando uno
spazio di dialogo per acquisire una maggiore consapevolezza del problema. E poi,
trovando la voglia di agire tramite piccoli comportamenti virtuosi che si
prendono cura del nostro Pianeta, e ciò anche se il risultato può sembrare
minimo. E ancora, assumendo un atteggiamento positivo con l’ambiente naturale
per potere godere della sua bellezza e trarre ispirazione per un percorso
virtuoso che salvi la nostra Terra e
al contempo allontani da noi l’ansia. Vorremmo, infine, concludere con
una nota positiva ricordando che le decisioni che prendiamo oggi possono ancora
assicurarci un futuro vivibile. Abbiamo gli strumenti, le conoscenze e le
competenze necessari per limitare il riscaldamento entro valori accettabili.
Dobbiamo solo rimboccarci le maniche.