del Mare nostrum
di Bartolomeo Buscema
A guardarlo dall’alto, grazie ai satelliti, il nostro pianeta è per la maggior parte blu con delle venature bianche che sono le nuvole e le distese di ghiaccio. Un colore che ricopre circa il 71% della superficie terrestre e che contiene, sotto il pelo libero, una stupefacente biodiversità che purtroppo è in forte diminuzione a seguito dell’impatto determinato dalle pressioni dirette o indirette esercitate dalle attività umane. Le risorse offerte dal mare non sono infinite e lo sfruttamento non sostenibile ha sicuramente determinato un elevato livello di stress legato principalmente alla pesca eccessiva, spesso illegale, alla grande invasione di specie non indigene. E come se non bastasse c’è pure l’odioso fenomeno dell’inquinamento sia quello dovuto al rilascio di sostanze tossiche provenienti dai fiumi e dal traffico marittimo, sia quello legato alle microplastiche. Un quadro critico palesato ancor più dall’emergenza climatica che vede aumentare il tasso di anidride carbonica in atmosfera che sta causando il pericoloso fenomeno dell’acidificazione degli Oceani e, per quello che ci riguarda più da vicino, anche del mare Mediterraneo. Un bacino salato che, purtroppo, si riscalda più velocemente del 20% rispetto alla media globale.
Una realtà che mette a serio rischio la sua bellissima biodiversità marina
favorendo al contempo la diffusione di specie non autoctone. Le ultime stime
effettuate sulla biodiversità del Mediterraneo ci dicono che la presenza di
specie marine si aggira intorno a 17000, circa il 7,5% delle specie mondiali in
una superficie pari a 0,82%. Una ricchezza di specie per area circa dieci
volte superiore alla media mondiale.
Una biodiversità che ingloba anche le specie non autoctone: si calcola
che nel Mediterraneo vivono circa mille specie animali aliene tipiche dei mari
tropicali, la cui sopravvivenza e diffusione è favorita dall’aumento della
temperatura media dell’acqua dovuta ai cambiamenti climatici. Queste nuove
specie stanno sostituendo le specie endemiche, incapaci di adattarsi al clima.
Un quadro critico cui bisogna al più presto porre rimedio partendo anche
dalla Direttiva Europea Marine Strategy che fornisce le linee guida per
garantire uno sfruttamento sostenibile delle risorse marine naturali tutelando
al contempo la biodiversità e le attività di pesca così importanti per buona
parte delle popolazioni costiere. Tenendo sempre presente che la tutela delle
risorse marine si accompagna alla nascita di nuove opportunità professionali,
occupazionali ed economiche.