Una pandemia di un secolo fa

150milioni di morti

provocati dalla “spagnola”

un’influenza nata degli USA e diffusa in Europa dalle truppe

della guerra 1914-1918

 

La prima pagina di un quotidiano di Seattle prima che la censura, nella

 "democratica" America, impedisse  alla stampa di parlare dell'epidemia

di Benito Sicchiero

C’è un terribile precedente al Covid che oggi ci affligge: l’influenza impropriamente detta Spagnola che nel 1918-19 causò nel mondo da 100 a 150 milioni di morti in una popolazione globale che era un terzo di quella di oggi, 2 miliardi e mezzo contro 7 miliardi e mezzo: per usare un termine di paragone, tutti i morti della prima Guerra Mondiali non furono più di 20 milioni. In Italia quasi ogni famiglia registrò un morto o un contagiato. Altro termine di paragone: se rapportassimo i morti di allora ad oggi, dovremmo piangere 300-450 milioni di vittime. Dove in realtà la Spagnola nacque? Come? Quanto durò? Perché e come si estinse?

Un ospedale americano affollato di malati. Il governo Usa proibì la

 pubblicazione di qualsiasi notizia riguardante la pandemia con la minaccia di

 20 anni di carcere

 

Tanti interrogativi che rimangono senza risposta - ne sappiamo di più sulla peste nera del XIII secolo - tanto da farla definire “la strage invisibile”, nonostante ne fossero stati colpiti personaggi quali i presidenti Usa Roosevelt e Wilson,  il pittore Munch, il produttore cinematografico e regista Walt Disney, solo per citare. 

La vera storia dell’epidemia è rimasta chiusa nella cerchia ristretta degli esperti e delle università. Uno studio dell’ateneo di Padova, marzo 2020, fornisce interessanti, anche se parziali, risposte.

Quella che conosciamo come influenza spagnola – si legge - potrebbe in realtà aver avuto origine negli Stati Uniti, nella rurale contea di Haskell in Kansas. Solo successivamente si sarebbe diffusa in tutto il mondo, soprattutto a causa dei movimenti di truppe provocati dalla prima guerra mondiale: è la storia ripresa e raccontata dallo storico americano John Barry in The Great Influenza. The Story of the Deadliest Pandemic in History, uno dei libri più documentati sulla vicenda. Si tratta di una delle diverse teorie sulla presunta origine dell'influenza del 1918, su cui, però, non si avrà mai una reale certezza per la mancanza di una sufficiente documentazione storico-scientifica: ed anche per altri motivi. Tra i quali, aggiungiamo noi, il motivo per cui la storia viene scritta, o taciuta, dai vincitori.

L’epidemia scoppiò nella primavera del 1918 in una zona di grandi allevamenti bovini – e questo confermerebbe la teoria prevalente della trasmissione da animale ad uomo - , per poi tornare con grande violenza in autunno. Il 60-70% delle morti avvennero in un periodo incredibilmente breve di 14 o 15 settimane, tra la fine di settembre 1918 e l’inizio di gennaio 1919.

Militari Usa con la mascherina

I soldati americani destinati al fronte europeo venivano addestrati in patria in campi estremamente affollati, uno dei quali a pochi chilometri dal luogo di propagazione del virus. Fu il medico Loring Miner il primo a notare questa influenza con strani sintomi e ad avvisare subito le autorità: la stampa locale diede grande rilievo al fatto – foto delle prime pagine dei quotidiani locali si trovano facilmente su Google - ma in quel momento l'amministrazione Wilson aveva altre priorità e nessuno badò a quella che sembrava solo una epidemia circoscritta.

I militari acquartierati nei campi di addestramento cominciarono quindi a infettarsi, ma i sintomi non erano ancora sufficientemente gravi per capire l'entità della malattia e le truppe vennero spedite in Europa. I due terzi dei soldati americani diretti in Francia arrivavano nel porto di Brest, che fu il primo focolaio di infezione nel vecchio continente, mentre negli Stati Uniti l’epidemia si sviluppò a partire dalle basi dell'esercito e dai porti dove transitavano le truppe, come Boston, Philadelphia e New Orleans.

Le navi registravano decine, a volte centinaia di casi durante la traversata: a quel punto le autorità sanitarie militari compresero la gravità del problema e cercarono di isolare i soldati contagiati; ma ormai era troppo tardi.

Per quale motivo questa epidemia, diventata  pandemia, è rimasta alla storia con il nome di Spagnola? Per una ragione molto semplice e allo stesso tempo inquietante: la censura. La Spagna infatti in quel momento non era in guerra, quindi i giornali furono i primi a parlare dei primi casi di morti in rapida successione, descrivendo l'epidemia nelle sue vere dimensioni.

Altrettanto rapidamente la pandemia si estinse, anche se casi sono stati registrati fino al 1925. Potrà succedere anche con il Covid, vaccini o meno (ma in questo secondo caso mettendo in conto un altissimo  numero di vittime)  oppure dovremo ripetere la vaccinazione ogni anno come si fa con la comune influenza?  Ma soprattutto: perché l’opinione pubblica non viene adeguatamente informata su questo emblematico precedente?

Il Galileo