tra religiosità e laicità
E’ ideale per ragionare sulla
di Magali Prunai
Puntuale come ogni anno dicembre è arrivato e con esso la classica voglia di
fare festa tipica del Natale.
Decorazioni, lucine, shopping sfrenato di oggetti tanto belli quanto inutili e
quel desiderio incontenibile di stare insieme, di abbracciare gli amici e i
parenti.
Veniamo da anni difficili, di distanziamento e di distacco e un po’ tutti
iniziamo a raggiungere quel limite massimo di sopportazione oltre il quale si
rischia di sprofondare nel baratro della follia.
Natale si porta dietro un’ inspiegabile e irrefrenabile voglia di magia, a
dispetto del significato, religioso e spirituale, all’insegna del quale è nato
secoli or sono. Tanto che ormai potremmo dire che si tratta di una festa tanto
religiosa quanto laica. La nascita di Gesù bambino, che scende dalle stelle per
andare a nascere in una grotta al freddo e al gelo, come abbiamo cantato più o
meno tutti almeno una volta da bambini, segna un momento cruciale per i
cattolici di tutti il mondo. Natale è la data in cui tutto ha inizio, nasce il
“Salvatore”, il figlio di Dio mandato sulla terra per la nostra salvezza. C’è
chi trova in questa ricorrenza qualcosa di losco, forse di macabro, confondendo
fede e speranza con altro e trasformando il proprio disappunto nel credere a
“storie fantasiose” in una forma di sottile e subdola intolleranza che richiama
molto all’epoca delle crociate.
Solo
che se all’epoca della prima crociata, 1096 d.C. circa, il Papa, Urbano II,
(immagine a sinistra) durante il Concilio di Clermont (1095 d.C.) si appellò a
tutti i fedeli perché liberassero la Terra Santa dagli arabi “infedeli”, le
crociate moderne vengono portate avanti da una piccola e ristretta cerchia di
“pensatori” e dalla loro vasta platea di “seguaci” che trovano, così, un
argomento e qualcuno contro il quale rivolgere un po’ del loro malcontento e
intolleranza, non potendola indirizzare, per una presunta superiorità
intellettuale, nei confronti di chi, quasi ogni giorno, subisce barbare e
indegne angherie culturali.
Ma Natale è proprio quel momento ideale in cui ragionare sulla tolleranza.
Natale religioso, abbiamo detto, ma anche festa laica. E non perché corriamo in
ogni dove per il regalo perfetto per quel conoscente che incontriamo solo quei
cinque minuti l’anno per scambiarci dei pacchetti sapientemente incartati, ma
Natale come festa della famiglia e dell’amicizia.
Almeno una volta all’anno, per più giorni, le famiglie si riuniscono intorno a
un tavolo e festeggiano. Festeggiano la luce, riempiendo la casa di catene
luminose, e non pensano ai problemi di tutti i giorni, anzi sono convinti che
tutto andrà bene. Perché per il tempo di una cena ci si ritrova circondati
dall’affetto e dall’amore di tutti. Si canta intorno all’albero, che di
religioso ha poco e niente, si scambiano regali, perché del resto si sta
festeggiando una nascita.
Soldati crociati in un'illustrazione di Pierre
Larousse del
1922
E allora perché trovare sempre un argomento sul quale fare polemica invece che
godersi quella che, molto più commercialmente parlando, si definisce la magia
del Natale?
Se però dobbiamo proprio trovare un argomento sul quale fare polemica, allora
pensiamo a chi, pur desiderandolo, non può permettersi questa magia. Chi non ha
una casa, chi vive in un campo profughi “al freddo e al gelo”, chi non può
permettersi neanche di comprare la cena e deve portare tutta la famiglia a
mangiare alle mense dei poveri.
L’arrivo
dei crociati a Costantinopoli
Queste sono le vere battaglie da affrontare, che non devono riguardare il
giudizio su chi e cosa si crede o non si crede, perché quella è solo una
questione di rispetto per il pensiero altrui. Ma è fondamentale, tutto l’anno ma
a Natale forse un po’ di più, concentrarsi su chi non ha niente. Donare un po’
della nostra felicità e combattere, in senso figurato ma non solo, perché
chiunque possa goderne almeno per un giorno all’anno.
Alla fine questo è il significato più profondo del Natale, sia religioso che
laico o magico: donarsi agli altri perché tutti conoscano un po’ di Pace.
Nella foto sul titolo: l'alberio di natale in piazza del Duomo, a Milano: nella foto sopra, l'albero nella Galleria Vittorio Emanuele di Milano